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    La
    Uno dei cortei dei lavoratori Pernigotti per le vie di Novi Ligure
    Economia, Generic, Home
    Elio Defrani  
    18 Giugno 2020
    ore
    06:20 Logo Newsguard
    novi ligure

    La Pernigotti ora ha un futuro. “Battaglia vinta grazie all’unità”

    NOVI LIGURE — La Pernigotti ha di nuovo un futuro. A distanza di oltre un anno e mezzo da quando i proprietari – i fratelli turchi Toksoz – ne annunciarono la chiusura, oggi l’azienda dolciaria novese può tornare a produrre regolarmente grazie al nuovo piano industriale, illustrato ieri al ministero dello Sviluppo economico.

    Tanto per cominciare la produzione rimarrà a Novi Ligure e fino al 2024 non sono previsti tagli di personale. Oltre alla produzione del torrone e dei gianduiotti di cioccolato, nello stabilimento di viale della Rimembranza verranno realizzate anche tavolette di cioccolato e creme spalmabili che attualmente sono prodotte in Turchia. Una scelta che permetterà anche di destagionalizzare la produzione, ora concentrata nei mesi che precedono il Natale e la Pasqua.

    «A partire dal 3 agosto ci sarà un anno di cassa integrazione per la riorganizzazione, a zero esuberi – spiega Enzo Medicina, segretario provinciale della Fai Cisl – Il piano industriale prevede un investimento fino a 5 milioni di euro per ammodernare gli impianti e fare interventi sullo stabilimento, che passerà da una produzione stagionale a una continuativa. Ci sarà poi la produzione a Novi di dolciumi che ora vengono fatti in Turchia, tra cui la crema che è un prodotto di punta. Questo sarà propedeutico per rilanciare lo stabilimento e tutelare l’occupazione».

    La cassa integrazione riguarderà 50 dipendenti nella sede di Milano (impiegati e commerciali) e 59 a Novi Ligure (per lo più operai). La proprietà turca ha anche individuato due partner per il rilancio. Si tratta del gruppo Optima di Rimini (che ha acquisito il ramo Ice & Pastry, semilavorati per gelaterie e pasticcerie) e della cooperativa Spes Cioccolato di Torino.

    «Le lavoratrici e i lavoratori della Pernigotti e i loro sindacati hanno vinto una battaglia che sembrava impossibile, con una tenacia e una coerenza encomiabili», ha detto il capogruppo di LeU alla Camera, il deputato ovadese Federico Fornaro, che fin dal primo giorno ha seguito la vicenda Pernigotti. «Questa lunga vertenza dimostra anche quanto sia importante e spesso decisivo mantenere l’unità di tutta la comunità e della politica, evitando strumentalizzazioni e fughe in avanti propagandistiche. Uniti si può vincere una battaglia che all’inizio pareva persa in partenza: questa è la lezione della Pernigotti», ha concluso Fornaro. Parole condivise da Tiziano Crocco, segretario provinciale della Uila Uil, anche lui fin dall’inizio in prima linea nella vertenza.

    I sindacati però ricordano che la vicenda non è chiusa: «Servirà un monitoraggio costante e la massima attenzione da parte di tutte le istituzioni affinché l’azienda torni a essere simbolo positivo del Made in Italy nel mondo grazie alla qualità delle proprie produzioni e dell’occupazione». Ad affermarlo è Roberto Benaglia, della segreteria nazionale Fai Cisl. I presupposti però ci sono: «Vediamo i primi passi verso la continuità produttiva e occupazionale, ad oggi possiamo dire che la vertenza ha trovato un punto fondamentale di chiarezza con l’attuale gestione della Pernigotti, con un piano industriale affiancato a un piano degli ammortizzatori sociali».

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