Pfas C6O4: per l’esperto crea più problemi del Pfoa
Il Comitato Stop Solvay preannuncia per giovedì (2 luglio) un altro sint in
ALESSANDRIA – Inquinamento Spinetta: addetti ai lavori a parte, sul Pfas cC6O4 sappiamo davvero poco. E le informazioni sono contrastanti. Perché da un lato c’è la versione tranquillizzante della Solvay, che, in un comunicato spiega come il cC6O4 non abbia le stesse caratteristiche del PFOA essendo una sostanza chimica completamente diversa, e possieda «un profilo tossicologico migliore» e i dati disponibili lo indichino «non biopersistente e non bioaccumulabile».
Dall’altra la dichiarazione del professor Carlo Foresta, ordinario di endocrinologia presso l’Università di Padova, componente del Consiglio Superiore di Sanità, alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, che, di fatto, è preoccupante.
È stato l’onorevole Alberto Zolezzi, del M5S, a chiedere al professor Foresta a che punto sono le ricerche «su questi nuovi Pfas che in qualche modo vengono considerati meno pericolosi», su cui «però, dal punto di vista della normativa c’è una sorta di autocertificazione di chi li produce. Siamo proprio tranquilli – si chiede – di riprendere ad usare queste sostanze in quantità industriale?» Ed insiste: «È vero che Spinetta Marengo ha un bacino idrico diverso (il riferimento va alla zona della Miteni, ora chiusa, ndr) però sicuramente gli abitanti delle zone limitrofe rischiano di trovarseli in falda. Credo che possa comunque creare alterazioni ecologiche molto gravi».
UNA SOSTANZA PERICOLOSA?
Il professor Foresta non ha ancora pubblicato i dati della sua ricerca, ma qualcosa anticipa ugualmente: «Non ho ancora concluso lo studio ma ho la sensazione che il cC6O4 si ancora più pericoloso del Pfas. Non ho ancora pubblicato il dato – spiega alla Commissione – Accontentatevi soltanto di sapere che il cC6O4 per alcune condizioni che sto studiando crea più problemi del Pfoa».
L’onorevole Zolezzi: «Ci possono essere alternative commerciali?» «Che io sappia no – precisa Foresta – Non mi risultano alternative a queste sostanze, e se le alternative sono sostanze chimiche più o meno lunghe, più o meno fluorate, più o meno cariche di carbonio, sono alternative che semplicemente spostano la ricerca degli inquinanti ad altre famiglie ad altre formulazioni, però non c’è al momento nessuna di queste che può essere esente da attività poi cliniche e biologiche sulle cellule.
La cosa più importante è che queste sostanze somigliano molto ad alcuni elementi normali della cellulare, agli acidi grassi per esempio, e quindi intercalano molto bene a livello delle membrane cellulari e all’interno di queste, e quando intercalano ne modificano la funzione, l’attività dei loro ricettori, dei loro canali cellulari. Quindi è difficile pensare che non ci possano essere poi delle modificazioni funzionali delle cellule in presenza di queste sostanze». La Solvay ha chiesto l’autorizzazione all’ampliamento della produzione di cC6O4 nel sito di Spinetta. Durante la Conferenza dei Servizi di martedì scorso, l’azienda ha chiesto una sospensione (dopo il diniego degli Enti) di 60 giorni per adeguare gli impianti alle richieste. Ma due mesi saranno sufficienti?
LA PROTESTA DEL COMITATO STOP SOLVAY
La protesta non si ferma. Il Comitato Stop Solvay si riunirà giovedì, 2 luglio, alle 10, in piazza della Libertà, davanti alla sede della Provincia di Alessandria. «In quella occasione illustreremo le nostre richieste alle istituzioni locali ed alcune importanti novità».
«Il 23 giugno è stata dimostrata una grande verità: quando donne e uomini uniti lottano e rivendicano con forza il diritto alla salute e mettono in luce le enormi ingiustizie subite, anche le multinazionali più potenti devono cedere il passo – il riferimento del Comitato è allo stop temporaneo della Conferenza dei Servizi – Era normale che Solvay cercasse una via di fuga proponendo un rinvio di 60 giorni: si è trovata con le spalle al muro. C’erano fin troppe motivazioni per dare un secco parere negativo alla richiesta di ampliamento. L’accettazione da parte della Provincia e delle Istituzioni della richiesta di rinvio è un’enorme delusione. Hanno deciso di non decidere, nonostante la negazione all’ampliamento della produzione fosse l’unica scelta credibile per difendere la salute pubblica della popolazione e del territorio».