Disastro ambientale, la protesta non si ferma
Le tre richieste del Comitato Stop Solvay agli Enti, mentre spunta un altro inquinante (l'ADV)
SPINETTA MARENGO – Sul disastro ambientale a Spinetta Marengo la barriera del silenzio è infranta. La prima voce, autorevole, è stata quella della Corte di Cassazione, dopo che si erano già espresse due Corti d’Assise. Ora, a scendere in campo sono cittadini e ambientalisti. Giovedì mattina, davanti alla sede dell’Amministrazione Provinciale, si è svolta la conferenza stampa del Comitato Stop Solvay, ente che dovrà esprimersi sulla richiesta dell’azienda in merito all’ampliamento della produzione del C6O4.
«Tre richieste perentorie»
«Tutti gli enti hanno sottolineato la pericolosità e l’incapacità dell’azienda – ha spiegato l’attivista Egio Spineto – di contenere dentro lo stabilimento il C6O4, e credevamo che a queste logiche premesse seguisse la decisione di respingere la richiesta d’ampliamento. In realtà Solvay si salva in corner chiedendo sessanta giorni, ora ci chiediamo come di fronte a una produzione che va avanti da anni come in due mesi Solvay sia in grado di preparare un piano che possa garantire la sicurezza, e che nessuna molecola di C6O4 esca dallo stabilimento. Chiediamo tre cose concrete. Uno screening della popolazione che potrebbe essere coinvolta dal disastro ambientale; che la produzione del C6O4 venga fermata perché ad oggi è lampante e dimostrato che Solvay non e in grado di non far uscire nulla da quello stabilimento, sia per via aerea che per falda; vogliamo essere certi che venga messa in campo una attenta analisi delle acque grado di dirci che cosa beviamo».
Ha preso la parola anche Viola Cereda, una spinettese che ha approfondito la situazione dell’inquinamento del Veneto, correlando le azioni degli enti all’Alessandrino.
«Il Veneto ha una condizione peggiore in merito all’esposizione ai Pfas rispetto a noi della Fraschetta – spiega – però ci sono similitudini. Ovvero c’è un’azienda che non riesce a trattenere le sostanze al suo interno e le sversa nel territorio. Per questo motivo il Veneto ha attuato un piano di monitoraggio veramente ben strutturato, perché ha preso in considerazione sia il fatto di circoscrivere l’area inquinata analizzando tutti i pozzi sia pubblici che privati, che monitorare gli alimenti, oltre ad analizzare il sangue dei residenti per dodici Pfas differenti andando quindi a dosare la quantità di ciascuna sostanza riuscendo anche a capire per quanto tempo erano stati esposti, attivando poi una sorta di azione preventiva. Il professor Carlo Foresta (endocrinologo dell’università di Pavia), infatti, ha evidenziato che ci possono essere azioni per prevenire alcune patologie per cui è stato stabilito un nesso causale con gli inquinanti.Visto che partiamo da un quantitativo di dati nettamente inferiore (rispetto al Veneto, ndr) dobbiamo iniziare a raccogliere anche noi dei dati sul livello di esposizione cui sono stati sottoposti Spinetta e la provincia, prendendo a modello il Veneto». Cosa risponderanno gli enti?
“ADV, sostanza sconosciuta ai più”
Da anni nell’aria e nelle falde acquifere che circondano Spinetta è presente un composto denominato ADV. «Da tempo Medicina Democratica ed in seguito Il Movimento per la salute Maccacaro – spiega l’ingegner Claudio Lombardi, che interviene alla conferenza stampa indetta dal Comitato Stop Solvay davanti alla sede della Provincia – ne avevano denunciato la presenza e la provenienza dal Polo Chimico senza però avere ulteriori informazioni circa la natura del prodotto. Finalmente si è stati in grado di individuarlo e la scoperta è stata un’ulteriore pessima notizia per gli abitanti della Fraschetta. Si tratta di un composto simile al PFOA, la cui produzione è cessata nel 2012 nello stabilimento di Spinetta a seguito delle decisioni assunte su base mondiale dalla Convenzione di Stoccolma 2009 delle Nazioni Unite. Tale composto (appartenente alla famiglia dei PFAS) ha proprietà tossiche, si accumula nel sangue, nel suolo e nelle acque. Per quanto riguarda la nostra zona si vuole denunciare il comportamento della Solvay che obbligata a cessare la produzione del PFOA ha continuato a produrre un componente del tutto simile l’ADV 7800 (n°CAS 329238-24-6) che appartiene alla categoria dei PFAS».
«Da oltre 20 anni»
«Abbiamo avuto notizia – prosegue Lombardi – che tale componente si produce da più di 20 anni nel polo chimico, che è presente nel sangue dei lavoratori Solvay, che ha ormai inquinato falde acquifere e corsi d’acqua e l’aria che si respira a Spinetta. L’indagine epidemiologica resa pubblica nel 2019 ha mostrato che nell’area prossima al polo chimico, rispetto alla media regionale, ci si ammala di tumore agli organi epatici e biliari del 30% in più con punte del +50% per gli uomini. I nostri figli e ragazzi da 0 a 14 anni denunciano la drammatica eccedenza del 86% per malattie neurologiche».
«Stop immediato»
Vista la sospensione per 60 giorni della Conferenza dei Servizi, che deve decidere sulla richiesta d’ampliamento della produzione di cC6O4 fatta da Solvay e il «no» momentaneo degli enti, «non si può che dedurre – conclude Lombardi – che le tecnologie attualmente impiegate sono obsolete ed inquinanti. Queste considerazioni portano a richiedere al sindaco di Alessandria, l’ingiunzione alla Solvay di immediata sospensione della produzione. Chiedendo che la produzione riprenda solo quando saranno adottate tecniche tali da evitare totalmente la fuoriuscita degli inquinanti dal perimetro dello stabilimento».
La risposta dell’azienda: “ADV sostanza nota”
La Solvay interviene in merito alla sostanza, l’ADV 7800, di cui si è parlato a lungo durante la conferenza stampa tenuta ieri mattina dal Comitato Stop Solvay in piazza della Libertà, ad Alessandria. È stato l’ingegner Claudio Lombardi ad entrare nel merito di un prodotto che sembra essere «sconosciuto ai più».
«Quanto prodotto a Spinetta Marengo – spiegano dall’azienda – viene trattato secondo le migliori tecnologie esistenti al mondo con efficienze di abbattimento di gran lunga superiori ai requisiti minimi previsti e sotto il costante controllo degli Enti. Siamo i primi a voler garantire la salute e la sicurezza dei dipendenti in Solvay e per questo effettuiamo costantemente da anni il biomonitoraggio nei lavoratori che non ha mai rilevato elementi che possano essere ricondotti ad effetti patologici relativi all’esposizione professionale. L’ADV è una sostanza nota da sempre agli enti preposti e presente nella documentazione ufficiale come l’autorizzazione ambientale e i modelli di ricaduta».