OVADA – I termini “pandemia” e “coworking” sicuramente non vanno d’accordo. Il lockdown, infatti, ha interrotto bruscamente il lavoro dei giovani professionisti ospitati da Casa di Carità nell’ufficio allestito presso il centro di Ovada grazie al progetto “L’Hub – Sviluppo di Coworking”, finanziato dalla Fondazione SociAL. A fine gennaio si era tenuta l’inaugurazione dello spazio e i giovani avevano collaborato con l’associazione Vivi Ovada con una riuscitissima campagna pubblicitaria, coinvolgendo i negozianti del territorio. Poi il virus, l’incertezza, la paura, il nulla. Il Coworking chiuso. Il lavoro fermo. Passato però il primo periodo di smarrimento, i progettisti insieme ai coworkers hanno iniziato ad immaginare modi diversi per lavorare e collaborare. La formazione è continuata a distanza, con una pianificazione ad hoc:creazione e lancio d’impresa, progettazione per le aziende, bandi pubblici di finanziamento sono stati alcuni dei temi trattati con l’aiuto di ottimi professionisti del settore.
Le lezioni si sono svolte in modalità FAD, ma sono state registrate per permetterne la visione anche ad eventuali nuovi partecipanti. Inoltre i giovani professionisti hanno iniziato a sperimentare piattaforme per lavorare da remoto, ma in modo condiviso. È di questi giorni il progetto di creare una piattaforma dove le aziende del territorio potranno iscriversi e segnalare i bisogni a cui non riescono a far fronte con il loro personale dipendente e che vorrebbero affidare ad esperti esterni; sarà compito di questo teamworking multiprofessionale con competenze diversificate (che vanno dall’ideazione e stesura di progetti alla loro realizzazione) trovare la migliore soluzione. Lo spazio riaprirà i battenti a settembre e i nostri bravi professionisti sono ormai pronti per spiccare il volo.(progetti.ovada@casadicarita.org).