“Rt in calo? Non basta per piegare la curva. Il virus continua a correre”
ALESSANDRIA – Da oggi il Piemonte è a tutti gli effetti in lockdown. Una decisione, quella ufficializzata dal Dpcm di mercoledì sera, che ha fatto e continua a fare discutere, ma – analisi dei dati alla mano – non sembrano esserci margini di contestazione. Lo sostiene il professor Carluccio Bianchi, docente di Macroeconomia dell’Upo, per il quale «è sbagliato parlare di Rt in calo, o comunque tendente alla stabilizzazione. I nuovi casi sono tanti, con cifre così elevate anche una leggera variazione al ribasso non può certo essere sufficiente a piegare la curva. Bisognerebbe scendere sotto l’1, ma purtroppo siamo ancora molto lontani, perché il virus, in Piemonte e anche nella nostra provincia, continua a correre con grande impeto».
Tamponi e positivi
Negli ultimi due giorni, mercoledì e ieri, è stato raggiunto e subito ritoccato il nuovo record regionale relativo ai tamponi, con oltre 16mila test effettuati. «Nonostante questo – chiarisce Bianchi – la percentuale di positività è molto elevata, perché se prendiamo in considerazione il dato complessivo siamo intorno al 20%, mentre se ci limitiamo a considerare solo le nuove persone testate, ecco che schizziamo addirittura al 25%. Nel precedente aggiornamento, quello di inizio settimana, la tendenza a una leggera diminuzione si è rivelata semplicemente una sensazione sbagliata, dovuta al minor numero di tamponi processati durante il fine settimana. Un aspetto, purtroppo, che continua a rimanere una costante anche in questa seconda ondata».
Tracciamento in tilt
Che cosa significa un valore così elevato di nuovi positivi? «Vuol dire che per ogni nuovo caso – risponde il professore – vengono tracciati soltanto quattro casi. Decisamente troppo poco. E un’altra considerazione interessante riguarda gli asintomatici, che sono sempre in costante calo, oggi addirittura al 43%. Testando solo 4 casi per ogni nuova persona, emerge che la percentuale di chi non ha sintomi è molto più alta, a mio parere potrebbe essere addirittura il doppio. Alla luce di queste considerazioni, deduco che i numeri dei nuovi contagi potrebbero essere ancora una volta sottostimati».
Torino: è allarme
Il Piemonte passa da 15362 a 19550 nuovi casi nel giro di una settimana, con un incremento di 4188 unità. «Continua a diventare sempre più grave la situazione di Torino – conferma Bianchi – mentre Cuneo si conferma al secondo posto e Novara invece cala. Se prendiamo in considerazione l’incidenza dei nuovi casi ogni 100mila abitanti, si evince che la Lombardia guida sempre il gruppo a quota 548, segue il Piemonte a 449, mentre Alessandria, terza a 349, completa il sorpasso sull’Italia, che è a 345. Inoltre la nostra provincia, negli ultimi sette giorni, ha fatto registrare l’incremento percentuale di nuovi casi più alto dell’intera regione. Del resto abbiamo avuto, nei giorni scorsi, un paio di picchi che sono veramente impressionanti e che per ora rappresentano il nuovo record storico. Sperando di non dover aggiornare le statistiche».
210 di media al giorno
Nello specifico, il nostro territorio è passato da 920 a 1470 casi settimanali: la media giornaliera fa 210. I decessi, invece, da venerdì scorso a oggi, sono stati 17, un numero elevato ma che è in lieve calo rispetto all’aggiornamento precedente. Altre considerazioni interessanti sui dati regionali: aumenta la percentuale di casi derivanti da Rsa (siamo al 7,3%, Bianchi chiarisce che «non è poco») e, a sorpresa, appare in crescita anche il contributo delle scuole, che raggiungono il 12%.
Saturazione ospedali
«Attualmente sono occupati 249 posti in terapia intensiva – osserva il professore – con un tasso di saturazione pari al 43% e un tempo di raddoppio intorno ai 9 giorni. Altissimo anche il numero dei ricoveri, che tocca quota 3198, con una crescita di 1317 unità rispetto alla settimana scorsa. La percentuale di ospedalizzati rispetto ai nuovi casi scende dal 16 al 9%, altro indicatore del fatto che gli ospedali sono in grande sofferenza».
Misure e scenari
Alla luce dell’esperienza vissuta a marzo, quando si potranno vedere gli effetti delle nuove misure? Bianchi ricorda che «durante la prima ondata, con lockdown iniziato l’8 marzo, la curva a livello nazionale, ma anche in Lombardia e Veneto, cominciò a flettere 18 giorni dopo, il 26 marzo. Il Piemonte svoltò più tardi, a causa del problema legato alle Rsa. Ora le cose sono diverse, abbiamo già fatto una decina di giorni con qualche restrizioni, e a mio parere tra due settimane potrebbero arrivare già i primi risultati. Ma è chiaro che poi sia necessario proseguire».
Ha fatto discutere l’inserimento della Campania in fascia gialla: come è possibile? «Francamente non me lo spiego – conclude Bianchi – ma non mi spiego nemmeno il caso di Bolzano, che in proporzione va addirittura peggio sia della Lombardia che del Piemonte stesso».