“Il virus corre ancora. Flessione non prima di 7 giorni”
Nonostante la "zona rossa" in Piemonte bisognerà aspettare ancora per vedere anche solo timidi miglioramenti
ALESSANDRIA – A due settimane dal ‘mini lockdown’ e dopo essere entrati in zona rossa venerdì scorso, in Piemonte bisogna ancora aspettare per vedere anche timidi miglioramenti. È quanto emerge dall’analisi dei bollettini diramati quotidianamente dall’Unità di Crisi: freddi numeri, che proviamo come sempre a interpretare con il professor Carluccio Bianchi, docente di Macroeconomia dell’Upo.
I dati forniti ieri mostrano cifre leggermente più contenute. Che cosa significa a suo parere? “Che sono stati processati pochi tamponi, come del resto accade tutti i fine settimana. È vero, i numeri in senso assoluto sono più bassi dei giorni scorsi, ma la percentuale di positività è molto, molto elevata“.
E, in questo senso, fa sempre fede il dato sulle ‘teste’, conferma? “Certo, per valutare la progressione del virus bisogna prendere in considerazione solo le persone che si sottopongono al tampone per la prima volta, non quelle a cui viene fatto l’esame per certificare l’eventuale guarigione. Ieri a livello regionale sono stati processati in totale 13mila tamponi, al di sotto della media di novembre che è di 14mila, con picchi di 21mila. Ma le ‘teste’, ieri, erano solo 8900, il che significa tasso di positività al 32%. Una cifra impressionante”.
Anche in ottica tracciamento, giusto? “Purtroppo sì, perché un dato simile ci indica che per ogni nuovo contagio, vengono tracciate solamente tre persone. È evidente che il sistema sia saltato del tutto, un aspetto che deve preoccupare anche in prospettiva futura”.
Nell’ultima settimana il Piemonte è passato da 17.503 a 25.992 nuovi casi, con un incremento record di quasi 8.500 unità. Come siamo messi a livello di incidenza ogni 100mila abitanti? “In testa alla classifica, dal momento che abbiamo completato il sorpasso sulla Lombardia. Il Piemonte è a 597, i nostri vicini a 556, mentre il dato di Alessandria, che anche a causa dell’exploit negativo di venerdì scorso, recita 414, è superiore alla media nazionale, che è ferma a quota 379″.
Nell’ambito di questa crescita esponenziale del Piemonte, Torino si conferma trainante? “Sì, con 684 nuovi casi ogni 100mila abitanti e oltre il 60% del totale. Ma è un incremento che, per quanto notevolissimo, resta piuttosto lineare. Preoccupa molto, invece, la situazione di Cuneo, che viceversa aumenta in modo esponenziale”.
Scendendo nello specifico, nell’Alessandrino com’è la situazione? “Non siamo i peggiori del Piemonte, ma certo stiamo ragionando su numeri che a livello assoluto sono davvero molto alti. Nell’ultima settimana l’incremento di nuovi casi è di 517 unità, da 1226 a 1743. La media fa 249 contagi al giorno”.
Anche dopo questo aggiornamento di inizio settimana si conferma chiaramente una tendenza che deve essere interpretata: gli asintomatici sono in costante calo. Che cosa significa? “Che i casi totali sono ampiamente sottostimati, non è realistica una percentuale di asintomatici al 40%, come dicono i numeri ufficiali. Alcuni esperti sostengono che siano almeno il doppio, ma è una stima per difetto”.
Terapie intensive e ricoveri: ci sono novità sui tempi di raddoppio? “Sia per quanto riguarda le rianimazioni, sia in riferimento agli ospedalizzati, il tempo di raddoppio è leggermente salito, rispettivamente a 10,4 e a 13 giorni. Il problema è che, come noto, la pressione sta raggiungendo livelli insostenibili”.
Che cosa intende? “Le terapie intensive sono al 54,3% di saturazione, se andiamo avanti di questo passo saranno terminate il 20 novembre. Per quanto riguarda gli ordinari, secondo i dati ufficiali di posti Covid, siamo già oltre ora, al 110% di saturazione”.
È preoccupato per la situazione nelle Rsa? “Nell’ultima settimana si è verificato un aumento sorprendente di nuovi casi derivanti dalle Rsa, che sono risaliti dal 7 al 9,2%. Alla luce di quello che abbiamo visto durante la prima ondata, è normale fare sempre attenzione a quei dati. Non bisogna commettere gli errori del passato”.
Insomma, il quadro è chiaro: serve ancora tempo per vedere qualche miglioramento. A suo parere, quanto tempo? “I numeri ci dicono che il virus in Piemonte continua a correre, e lo fa anche molto forte. Oggi non si vede nessun segnale di rallentamento, neanche minimo. Per una prima flessione bisognerà attendere almeno una settimana, dieci giorni”.