Una petizione e un Odg per dire no al deposito nucleare in Piemonte
TORINO – Massimo Iaretti (Movimento Progetto Piemonte e Lista Civica Progetto Villamiroglio MPP), Luigi Cabrino (Consigliere Comunale San Giorgio Monferrato), Emiliano Racca (Liberi Elettori Piemonte), Daniele Carbone (Lista Civica Morsasco Nel Cuore), Anna Maria Bergo (Lista Civica Cassano e Gavazzana Insieme) e Andrea Riva (Noi Per Cuccaro) intervengono sul tema della Cnapi appena pubblicata e propongono una petizione al parlamento e un documento da approvare in tutti i Consigli Comunali, Provinciali, in Regione per fare sentire alta la voce dei Cittadini e delle Istituzioni Piemontesi.
«L’individuazione di otto aree sul territorio piemontese come potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi della quali ben sei in Provincia di Alessandria e due nella Città Metropolitana di Torino nell’ambito di Proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, elaborata dalla Sogin, costituisce un vero e proprio schiaffo in salsa puramente centralista al sistema delle Autonomie Locali, come delineato dalla Carta Costituzionale. Gli enti territoriali, Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Provincia di Alessandria, Comuni direttamente interessati non sono stati minimamente consultati e hanno potuto conoscere, per caso, attraverso il web e gli organi di informazione della non gradita designazione, oltre tutto in un momento assolutamente non opportuno, data l’attuale situazione di emergenza sanitaria che sta attraversando il Paese intero. Nel merito delle aree regionali piemontesi scelte, poi, queste sono deleterie perché vanno a creare un vulnus in zone a forte caratterizzazione agricola, non dimenticando che la pianura piemontese, considerata una delle più fertili d’Europa, è già stata soggetta a troppe cementificazioni nel passato più o meno recente. Conseguentemente la scelta, sia in Provincia di Alessandria sia nella Città Metropolitana di Torino andrebbe a provocare delle pesanti ricadute negative sulle produzioni dei territori. Il vino dei colli del Monferrato, territorio Unesco, il Peperone di Carmagnola, l’Erbaluce di Caluso, conosciuti in tutto il mondo non potrebbero non risentire di ulteriori penalizzazioni in un momento già difficile come quello attuale. E non sarebbero soltanto le produzioni a soffrirne ma anche il turismo, altro settore già fortemente in crisi per via degli effetti pandemici. A parte queste considerazioni di carattere economico-turistico-paesaggistico, va ricordato che nel corso degli anni il Piemonte ha già dato, con gli stabilimenti dell’Eternit a Casale Monferrato e a Cavagnolo, l’Amiantifera a Balangero, la presenza del polo chimico di Spinetta Marengo, l’Acna di Cengio, la Centrale nucleare di Trino Vercellese, l’attuale deposito di Saluggia (in corrispondenza delle fonti dell’Acquedotto del Monferrato che servono oltre 100 Comuni delle Province di Alessandria ed Asti ed alcuni Comuni della Città Metropolitana di Torino). Per questo occorre dire no, senza se e senza ma, a queste scelte calate dall’alto con due iniziative che possano mobilitare i Cittadini e le Istituzioni Piemontesi tutte.
1) Una petizione ai sensi dell’articolo 50 della Costituzione della Repubblica Italiana, da indirizzare al Parlamento, strumento di democrazia diretta in grado di coinvolgere i Cittadini Piemontesi per fare sentire forte il no a questa decisione e calata dall’alto, con l’auspicio che venga appoggiato a Montecitorio e Palazzo Madama da tutti i Parlamentari Piemontesi di qualunque colore o schieramento.
2) Un Ordine del Giorno da fare approvare in tutti i Consigli Comunali, Provinciali, dalla Città Metropolitana di Torino e dal Consiglio Regionale del Piemonte che formalizzi il no delle Istituzioni.
Da parte nostra c’è la disponibilità massima a collaborare da subito con tutti coloro che volessero portare avanti queste iniziative e a batterci con tutti gli strumenti che la Costituzione della Repubblica Italiana, lo Statuto della Regione Piemonte, le Leggi dello Stato e quelle Regionali offrono per fermare questa imposizione calata dall’alto».