Biodigestore no, nucleare chissà
Carentino vince la battaglia. Oggi Consiglio regionale aperto sul sito nazionale dei rifiuti "atomici"
ALESSANDRIA – Il biodigestore a Carentino non si farà; per il deposito nazionale di rifiuti nucleari, invece, resta l’incertezza. E’ un martedì affatto banale dal punto di vista ambientale, per la nostra provincia. Oggi, infatti, da Palazzo Ghilini è arrivata la sentenza che sindaci della zona a Sud di Alessandria stavano attendendo da tempo e che, di fatto, chiude due anni di dibattiti sul biodigestore per scarti provenienti da depuratori, proposto dalla società Agribio che lo avrebbe voluto all’ex Eurocap, lungo la strada che dal capoluogo porta verso l’Astigiano.
L’iniziativa di Agribio, già bocciata in Conferenza dei servizi, aveva messo sul piede di guerra non solo i carentinesi, ma anche abitanti di Oviglio, Bergamasco, Borgoratto, Castellazzo, Bruno e Castelnuovo Belbo, ovvero i comuni più vicini al sito individuato.
Oggi è stata una giornata importante anche per il futuro del sito nazionale di rifiuti nucleari. Alle 9.30 è cominciato un consiglio regionale aperto, al quale si sono iscritti a parlare circa trenta soggetti, tra favorevoli e (soprattutto) contrari al fatto che il Piemonte ospiti quello che di fatto è un parco tecnologico, con annesso deposito. Come noto, sono 8 le aree individuate in regione, di cui 6 nella nostra provincia.
Il presidente della Regione, Alberto Cirio, ha detto: “Ci faremo garanti perché la vita dei territori possa giungere nei palazzi dove si decide. Perché qui sono in gioco la vita, la salute, e il futuro del Piemonte”.
“SÈ necessario il dialogo e un confronto aperto con i territori interessati, Sogin e il Governo nazionale, dialogo che il Consiglio ha cominciato a garantire – ha spiegato Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale – L’Italia ha una procedura aperta da dieci anni, perché per il momento le scorie sono stoccate in diversi siti provvisori, molti dei quali già in Piemonte: una soluzione condivisa va senza dubbio trovata”.
Arrivare a una sintesi è complicato. I sindaci intervenuti (alcuni dei quali dell’Alessandrino) hanno spiegato che un deposito del genere andrebbe a gravare sulle falde acquifere e sarebbe altamente penalizzante sia per l’agricoltura che per il turismo, settore questo in forte crescita.