Binge watching – Il peggior nemico di Netflix? Il sonno
Lo sapevate che, all’inizio dell’Ottocento, i grandi romanzi non possedevano le copertine? Pubblicati dai giornali periodicamente, come capitoli separati, presero pian piano solo più tardi, ad essere raccolti in fascicoli color canna da zucchero da parte dei singoli lettori che intendevano conservarli e proteggerli dall’usura. Solo nel Novecento, l’evoluzione della tipografia rese possibile, anche per i romanzi popolari come quelli di Charles Dickens, l’essere venduti come opere a se stanti e fare bella figura nelle librerie grazie a rilegature e copertine di anno in anno più curate.
La scrittura di quelle opere, che oggi identifichiamo in libri a tutti gli effetti, era però inizialmente pensata per invogliare il lettore a recarsi in edicola ogni settimana e non perdersi il seguito della storia. Non si inventa nulla: le serie digitali di oggi sono la riedizione dei romanzi di appendice di ieri e, più vicino a noi, delle fiction, delle telenovelas e delle soap che fin dai tempi di Sentieri (prodotta da Procter & Gamble per promuovere i prodotti di igiene personale agli abitanti delle città appena inurbatisi dalle campagne) si interrompono sul più bello per creare il senso dell’attesa. Beautiful no, ovviamente, dato che appartiene – con la sua storia infinita – più alla categoria dell’eternità.
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Una novità però forse c’è: se per leggere Balzac, Hugo e Dumas occorreva attendere la domenica successiva, Netflix ha sempre messo online le sue serie con tutte le puntate, tutte insieme, e ha reso possibile guardarsele d’un solo fiato. Questo è il significato di “binge-watching” e spiega perchè il fondatore di Netflix, Reed Hastings, consideri come suo peggior nemico proprio il sonno.
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