I vicoli di Valenza: legenda
Un nuovo approfondimento storico del prof. Maggiora
VALENZA – Quando le strade di Valenza erano poche, tutte concentrate intorno a chiese e piazze, i nomi delle vie indicavano il paese limitrofo, il luogo o la cascina dove il percorso portava. Dall’Unità d’Italia, si diede impulso ad intitolazioni riferite al Risorgimento e successivamente alla Prima guerra mondiale. Poi nel secondo dopoguerra, in tutto il Paese, il colore politico dei governanti comunali, delegati alla scelta, influenzò anche il nome delle strade, tanto che i titoli d’alcune piazze e vie principali di Valenza furono avvicendati (Italia con Gramsci, Vittorio Emanuele con 31 Martiri, ecc.) e coniugate spesso alla Resistenza. Non così per i vicoli che continuano a ricordarci protagonisti locali remoti, spesso poco conosciuti: una specie di penombra solenne. Sono questi.
Vicolo Baretti – Un misuratore valenzano la cui casa è stata la prima sede dell’Ospedale Mauriziano (forse lo stabile dell’ex cinema Politeama). Giuseppe Marco Antonio Baretti, noto anche con lo pseudonimo di Aristarco Scannabue, è stato un linguista d’eccezione, critico letterario, traduttore, drammaturgo, scrittore. Per qualcuno, pare fosse un oriundo valenzano (Torino, 24 aprile 1719 – Londra, 5 maggio 1789).
Vicolo Matteo Bandello – Da alcuni studiosi è ritenuto il più rilevante novelliere italiano del Rinascimento con mirabile capacità espressiva; è stato un vescovo cattolico (Castelnuovo Scrivia, 1485 – Bazens, 1561).
Vicolo Fabio Belloni – Alla fine del secolo XVI, da illustre famiglia valenzana, viene al mondo il giurista Fabio Belloni, uno degli ingegni più vivaci e precoci di questa città. Ancora adolescente insegna Istituzioni all’Università di Pavia, poi, a 25 anni in quella di Torino. Muore a soli 27 anni, probabilmente di peste.
Vicolo Massimo Bertana – È un ardente predicatore cappuccino, nato a Valenza. Informato e competente, scrive “Vita di S. Massimo Vescovo di Pavia e protettore di Valenza, con una compendiosa cronologia della stessa città di Valenza” di cui è stato uno dei più efficaci interpreti storici (il libro è pubblicato nel 1726).
Vicolo Beato Cagnoli – È stato un devoto protagonista di questa città che in qualche modo adombra anche San Massimo. Ha sacrificato i privilegi in favore dei poveri cristi. Nasce a Valenza nel 1267 (1268?) da nobili e ricchi genitori. Vende gli averi destinando il ricavato ai poveri e agli ammalati. Pellegrino e mendicante, si trasferisce a Roma e poi a Napoli dedicandosi ai sofferenti e ai bisognosi. Si ritira in un convento francescano a Randazzo in Sicilia dove svolge il suo noviziato e quindi a Palermo. Si narra di numerosi prodigi tanto da destare venerazione e culto. Vive 35 anni a Palermo dove muore nel 1342 (1343?). Beato Gerardo Cagnoli è canonizzato nel 1908, nel Duomo si conserva una reliquia con un certo fascino evangelico e apologetico.
Vicolo Pompeo Campi – Ingegnere militare valenzano al servizio della Spagna, con il grado di Generale degli Ingegneri. Impiantato nel complesso panorama di un’epoca d’intensa lotta armata, partecipa al conflitto in Fiandra con l’esercito di Filippo II, dove muore nella battaglia di Haarlem (1572-1573), durante la guerra degl’Ottant’anni.
Vicolo del Castello – Si ripesca nella storia meno recente. Eretto verso la fine del 1300, il castello di Valenza era ubicato nell’attuale vicolo tra gli odierni oratori. Fornito di due piazze, una esterna e l’altra interna, tre piani ed un porticato, era la dimora degli arroganti feudatari Gaspare Vimercate, Mercurino II e sua madre Elisa di Gattinara.
Verso il 1557 è demolito per accrescere la Rocca (cittadella), nella quale sono state create caserme e depositi militari. La Rocca e le fortificazioni sono poi definitivamente smantellate durante il periodo napoleonico. Siccome accanto alloggiava il “corp frane” francese, il luogo ha preso da allora la denominazione “Col franc”.
Vicolo Giovan Battista Comolli – Famoso scultore allievo del Canova. Nasce a Valenza il 19-02-1775, studia a Roma con le lezioni del Canova, insegna a Grenoble e poi a Torino. Dopo la caduta di Napoleone fissa la sua dimora a Milano ove rimane sino alla morte che avviene il 26-12-1831. La sua fama diviene immensa, molte le opere tra cui alcuni capolavori. Populista, qualunquista in salsa oligarchica, durante la Repubblica Romana nel 1798 è sospettato di giacobinismo e nel 1822 a Milano è arrestato quale supposto carbonaro insieme al Confalonieri.
Vicolo Massimo Cordara – Il ricco canonico don Massimo Cordara-Pellizzari († 1836), con testamento del 24-01-1834, dona tutto il suo patrimonio (circa 700 mila lire) per la fondazione a Valenza dell’Opera Pia Pellizzari, che ha lo scopo di promuovere l’educazione ed avviare agli studi, all’arte, alla religione e soccorrere i bisognosi.
Vicolo Delfina del Carretto – Con il testamento del 28-10-1776, la Marchesa Delfina del Carretto vedova Belloni lascia tutto il suo patrimonio (famiglia Belloni di Valenza) all’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro di Torino “con obbligo di erigere un ospedale per i poveri infermi nella città di Valenza, luogo dove ella per tanti anni era stata ammirata” e, con i beni dell’antico ospedale del SS. Sacramento, cui si aggiungono piccoli lasciti d’alcuni benevoli cittadini, il 1-2-1782 si apre nella casa, già appartenente al misuratore Baretti, il nuovo ospedale. Dove “si accettano gl’infermi purché cattolici con più di 12 anni e non affetti da malattie croniche”.
Vicolo Massimo Del Pero – I Del Pero sono un’antica titolata famiglia valenzana che secondo tradizione proviene da Como, già nel XIV secolo risulta a Valenza. Massimo, Cavaliere Aurato, Conte Palatino e Collaterale Generale del Ducato di Milano, è uno stimato collaboratore di Carlo V e Filippo II di Spagna nel Cinquecento. Muore a Valenza nel 1606.
Vicolo Lorenzo De Rossi – È uno tra i più rilevanti stampatori a perfezionare quest’arte. Nato a Valenza, presumibilmente intorno alla metà del ‘400, si afferma a Ferrara dove muore nel 1521. Rossi è il simbolo valenzano più eccelso dello splendore grafico rinascimentale.
Vicolo Marco Fulvio – Alla fine del II secolo a.C., la nostra città si era ormai configurata e romanizzata; probabilmente aveva preso nome Valentia (Forum Fulvi Valentini?) nel 158 a.C. dal magistrato e proconsole Marco Fulvio Nobiliore, conquistatore di questo territorio celtico, e, sempre presumibilmente (poiché smentito più volte), si evolverà in “Foro” che, oltre ad essere un luogo di mercato e d’amministrazione, sarà anche un importante punto fortificato e una straordinaria occasione di crescita. Diverrà sicuramente una Castrum, vale a dire un accampamento militare aperto e difeso da un fossato messo a controllo del passaggio sul Po, e successivamente una colonia militare.
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Vicolo Teresa Lana – Nel 1817, la nobildonna vedova Grassi lascia il suo ingente patrimonio per la fondazione di un ospedale per poveri e, nel 1832, l’erede fiduciario canonico don Vincenzo Zuffi realizza l’Ospedalino, utilizzando, con altre consistenti donazioni, quella considerevole disponibilità.
Vicolo Gaspare Domenico Romussi – Giurista letterato del ‘700, nato da antica famiglia valenzana, è autore di vari trattati d’argomento legale e agrario pubblicati a Parma.
Vicolo dei Sarmati – Quando l’imperatore Valentiniano III innalzò la zona di Valenza a Presidio, i Sarmati erano i soldati deputati a salvaguardarlo. Di stirpe Iranica (Slava), stanziati ad est del fiume Don, si scontrarono più volte contro i Romani, mettendosi poi al loro servizio, custodendo e coltivando la terra a loro assegnata. Erano chiamati “gentiles” e comandati da Prefetti Imperiali con il nome di “Praefecti Sarmatorum Gentilium”. Con le loro famiglie, si stabilirono nelle vicinanze di Valenza dando origine al borgo chiamato “Sarmatia”, oggi (forse) Borgo San Martino (IV-V secolo d.C.).
Vicolo Domenico Scarpa – Un domenicano valenzano, Padre dell’Ordine dei Predicatori. Valente oratore, uomo di vasta cultura al di là della consolidata retorica del tempo, mostra una certa insofferenza verso la vita borghese del tempo. Visse nel ‘700 lasciando molti scritti d’argomento religioso.
Vicolo Bernardino Stanchi – Autorevole giureconsulto valenzano (laureato a Pavia nel 1601), un esimio letterato che abitava nella casa ubicata tra via Pellizzari e via Cavour (a destra venendo dal Duomo). Ha lasciato numerosi scritti di cronaca civile, militare ed eclesiastica del tempo. Una particolareggiata relazione di storia locale è quella sull’assedio del 1635. Faceva parte di una famiglia tra le più ancorate al potere della città.
Castello degli Stanchi – Era una costruzione medioevale (rocca castello) in posizione dominante sul corso del Po, nella zona ora denominata “Le Oche”. Diventa residenza gentilizia fortificata nel XVI secolo con il nome di “Castello dei Basti” essendo di proprietà della famiglia Basti. Manfredo Basti (erede del giureconsulto Giovanni Battista Basti) lo cede all’imprenditore Antonio Del Ponte, quindi passa ad Antonio Della Chiesa per poi tornare ai Basti e infine è acquistato dagli Stanchi (Giovanni Stefano Stanchi, zecchiere in Milano). Pur cambiando di proprietà, da allora è sempre chiamato Castello degli Stanchi o più semplicemente “al castè”. Per la sua posizione esterna alla città, è stato più volte il quartier generale degli esausti assalitori della nostra città, dal Duca di Parma nell’assedio del 1635 al duca Luigi di Vendôme nell’assedio del 1656.
Vicolo Valentiniano – Impossibile stabilire le cause e il momento in cui gli abitanti della “Valenza” ligure-romana, e dei suoi piccoli borghi, fondano il centro abitato attuale, giacché, all’epoca di Valentiniano III imperatore d’Occidente (453 d.C.), Valentia fa ancora parte di uno dei tredici presidi romani dell’Italia mediterranea, protetti dalle legioni dei Sarmati. Ma già nel 370 d.C. Valentiniano I aveva mandato i vinti prigionieri Alemanni a coltivare queste terre cadute in rovina e con scarsa prole (famoso piano di Bassignana), creando molte contraddizioni e incertezze tra i nostrani.
Vicolo Francesco Vaschi – Indomito pensatore, giureconsulto di spirito para-laico, spontaneo e puro. Nel 1505 è rettore della facoltà giuridica nell’ateneo pavese.
Vicolo Vimercate – Antica e nobile famiglia valenzana. Il conte Gaspare Vimercate, uomo d’armi al servizio di Francesco Sforza, è nominato feudatario di Valenza il 17 agosto 1454. Giovanni Giacomo è Castellano di Valenza verso il 1460 (il titolo compete a chi è preposto alla vigilanza della Rocca e ne cura armamenti e fortificazioni). Francesco Bernardino è capitano di Cavalleria e sovrintendente del Re di Francia alle fortezze, nel 1557 ottiene il governo di Valenza.
Vicolo Giacomo Visconti – Provetto meccanico e artefice valenzano al servizio del Granduca Leopoldo di Firenze. Ammirato ovunque, sembra attraversato da capienze eccezionali, lavora all’estero e nelle zecche di Milano e di Torino. Muore nel 1906 mentre opera per il Principe Lambertini. Un silente nobile Giacomo Visconti, nel 1446, riceve il Feudo di Valenza dallo zio Filippo Maria Visconti, aggiunto a quello di signore di Tortona.
Vicolo Andrea Vochieri – Patriota mazziniano alessandrino, intriso di dogmi rivoluzionari carbonari, è fucilato fuori Porta Marengo (Alessandria,15 gennaio 1796 – Alessandria, 22 giugno 1833).