ALESSANDRIA – L’ordine delle Professioni Infermieristiche di Alessandria si trova purtroppo a dover dissentire sulle ultime decisioni governative prese per la campagna vaccinale e su come rispondere ad un’emergenza nell’emergenza, ovvero la carenza di infermieri in Italia.
“Le recenti decisioni non possono che trovarci in disaccordo”, dice il Presidente Giovanni Chilin, “in quanto si spostano le prestazioni peculiari degli infermieri su altre figure professionali, ben diverse, sia per percorso formativo accademico e non, sia per le prestazioni quotidianamente erogate”.
Non c’è polemica nelle sue parole, bensì l’invito a riflettere sulla gestione emergenziale che, per com’è stata concepita, sembra più frutto della volontà di risolvere velocemente un problema senza pensare ad una programmazione per il futuro.
“Invece di trovare strategie collaborative tra i professionisti della salute (mi piacerebbe vedere gli infermieri accanto al cittadino nelle farmacie), si formano i farmacisti con un corso che li abilita ad eseguire una manovra, “la vaccinazione”, che è ultimo atto di un processo decisionale scientifico molto più ampio che inizia con un’attenta anamnesi infermieristica, una valutazione obiettiva della persona ed esecuzione della procedura iniettiva secondo le ultime evidenze scientifiche”.
Bisogna ricordarci che la somministrazione del vaccino non è un mero atto meccanico. vi sono delle prestazioni peculiari della disciplina del nursing, prima, durante e dopo la somministrazione. Insomma è impensabile poter ridurre tutto il servizio ad una iniezione.
Altrettanto preoccupante è ciò che è successo nella Regione Veneto: gli Operatori Socio Sanitari, hanno la possibilità di acquisire con un breve corso di circa 300 ore, conoscenze ed abilità che permette loro di erogare prestazioni assistenziali infermieristiche, dimenticandoci che per raggiungere il titolo di infermiere ed infermiere pediatrico, il percorso didattico da affrontare è di 3 anni accademici.
“I circa 3500 infermieri della provincia di Alessandria che rappresento in qualità di Presidente dell’ordine”, prosegue Chilin, “Sarebbero più propensi alla risoluzione dei problemi emergenziali, non con atti normativi veloci ed unilaterali bensì con la collaborazione tra le diverse figure ordinistiche, con la partecipazione degli infermieri ai diversi tavoli tecnici, in modo da programmare percorsi futuri sia nell’ambito formativo, sia in quello lavorativo, per dare delle risposte esaustive ai bisogni di assistenza delle persone”.