“Aprire per non morire”: lunedì in piazza la protesta di negozianti e baristi
Confcommercio, Confartigianato e Cuore di Novi chiedono la riapertura delle attività: «Una guerra con le imprese in trincea»
NOVI LIGURE — “Aprire per non morire”. È lo slogan della manifestazione di protesta organizzata da commercianti e ristoratori che andrà in scena lunedì in piazza della Collegiata a Novi Ligure. Ascom Confcommercio e consorzio Cuore di Novi stanno chiamando a raccolta «tutte le imprese che hanno a cuore il loro futuro» per una «manifestazione ordinata e rispettosa» in cui però faranno sentire la loro voce «assieme a tante altre città della provincia di Alessandria, del Piemonte e d’Italia che chiedono solo di lavorare».
Spiega il presidente di Ascom Massimo Merlano: «Dobbiamo aprire le nostre attività, in sicurezza, con tutte le precauzioni, nel rispetto delle normative, ma dobbiamo smetterla con questo sistema che non porta benefici ma devasta le nostre imprese e mette in ginocchio anche i nostri collaboratori e dipendenti».
Insieme a lui, a partire dalle 18.30 in piazza Dellepiane, ci sarà il presidente del Cuore di Novi Fabrizio Stasi e diversi rappresentanti delle varie categorie in crisi: Michele Negruzzo, presidente dell’associazione albergatori della val Borbera, Marina Carrega di Serravalle Scrivia per i bar, Gian Luca Spinola per i ristoranti, Barbara Lovazzano per i coiffeur e Vito Mininno, presidente di Confartigianato.
Lunedì sarà anche il primo giorno di ritorno nella “zona arancione” per il Piemonte che prevede, tra l’altro, la riapertura di parrucchieri ed estetiste (bar e ristoranti invece dovranno continuare solo con l’asporto).
«Le nostre categorie, finalmente, hanno cominciato a muoversi per invitare chi ci governa a riflettere su questi sistemi incomprensibili di chiusura – dicono gli organizzatori – La nostra vita d’impresa è appesa a numeri e formule elaborate da un comitato. Ma non sono questi gli “scienziati” che hanno approvato l’acquisto dei banchi a rotelle come misura anti Covid per le scuole? O quelli che in piena pandemia hanno adottato la lotteria degli scontrini? Di certo qualcosa non quadra».
«“Siamo in guerra” ha detto in tv qualche onorevole. Ma è una guerra dove le imprese sono in trincea mentre il popolo degli “assicurati” il 27 riceve il bonifico dello stipendio. Mentre dipendenti e collaboratori delle piccole imprese del commercio, servizi e turismo sono in cassa integrazione e prendono, quando arriva, 500-600 euro al mese. Se guerra è per tutti allora onorevoli, consiglieri regionali, dirigenti, manager e consulenti rinuncino per 6-9 mesi alla metà del loro beneficio aiutando lo Stato, e spalmiamo questi benefici non sulle imprese mai sui loro dipendenti e collaboratori per restituirgli un minimo di dignità».