Consorzio del Gavi, Montobbio torna alla guida. Ma non ci sono le “donne del vino”
Il neo presidente: «Il Gavi Docg dovrà essere capace di dare vita a una vera e propria “transizione enologica”»
GAVI — Maurizio Montobbio è il nuovo presidente del Consorzio di tutela del Gavi. Sarà affiancato da Dario Bergaglio (La Chiara) e Massimo Marasso (F.lli Martini) nel ruolo di vice presidenti.
Il consiglio di amministrazione è composto da Fulvio Bergaglio (San Bartolomeo), Roberto Broglia (Broglia), Giancarlo Cazzulo (Cantina Produttori del Gavi), Roberto Ghio (Vigneti Piemontemare), Claudio Manera (Araldica Castelvero), Gianni Martini (F.lli Martini), Stefano Moccagatta (Villa Sparina), Gianlorenzo Picollo (Picollo Ernesto), Fabio Scotto (Terre da Vino), Gian Franco Semino (Cantina Produttori del Gavi). Resterà in carica fino al 2024, per guidare il Consorzio nel post pandemia.
L’ultimo anno e mezzo ha segnato una profonda trasformazione del comparto vitivinicolo italiano: in un panorama pesantemente marcato dal “segno meno”, la denominazione del bianco piemontese è riuscita a mantenere le proprie quote di mercato: un risultato di fiducia ottenuto grazie al lavoro incessante dei produttori e del Consorzio, che hanno saputo esprimere un Gavi Docg fortemente identitario, longevo e versatile, caratteristiche apprezzate dal mercato estero dove il Gavi Docg con l’85% della produzione, è presente in oltre 100 paesi.
Maurizio Montobbio, 51 anni, viticoltore, che ha già guidato il Consorzio nel triennio 2015-2018, ringrazia Roberto Ghio, presidente uscente, per il lavoro svolto e i risultati positivi ottenuti, nonostante la crisi, in termini di visibilità e di tenuta del mercato, e traccia gli obiettivi per i prossimi anni.
«Sappiamo che per uscire da questa crisi post pandemica da più parti è chiesto all’economia italiana di essere in grado di attivare una transizione green e digitale. Il Gavi Docg dovrà essere capace di fare di più e dare vita a una vera e propria “transizione enologica”: nuovi modelli per produrre, comunicare e vendere il vino in un contesto globale trasformato e ancora in cambiamento. In particolare, dobbiamo impegnarci a costruire un nuovo paradigma di sostenibilità ambientale dove i produttori associati, le università e i centri di ricerca lavorino insieme per sostituire la chimica in vigneto e in cantina con la tecnologia applicata. Si tratta di instaurare un nuovo patto coi consumatori, attraverso l’uso delle blockchain, a garanzia di buone pratiche produttive, per ribadire il grande valore e la qualità del Gavi».
Rispetto alle limitazioni dovute al Covid 19, Maurizio Montobbio aggiunge: «La difficoltà a far spostare le persone ci chiede di far “viaggiare” il Gavi Docg e il suo territorio attraverso eventi all’estero e sui canali digitali, che non possono sostituire certo il piacere dell’esperienza nei luoghi, ma fanno parte di un nuovo concetto di enoturismo che collabora alla qualificazione e del nostro vino e della Denominazione in Italia e nel mondo».
Grandi assenti nel nuovo consiglio le “signore del Gavi”: una mancanza che il nuovo presidente si augura solo temporanea, visto l’egregio lavoro svolto dalle consigliere negli ultimi anni: «Per una denominazione che vede tante donne in veste di titolari, enologi, responsabili dell’accoglienza in cantina, mi spiace che nessuna di esse abbia deciso di impegnarsi, come accaduto in passato, nella gestione del Consorzio: sarà un piacere rivederle protagoniste». Conclude Maurizio Montobbio: «È grazie alla loro passione, infatti, all’energia di tanti giovani imprenditori, insieme alla saggezza di chi dal 1974 ha fortemente voluto legare il nome di Gavi al vitigno cortese, che potremo scrivere un’altra pagina di successi per il Grande Bianco piemontese».