Croce Rossa, un grande cuore che l’epidemia non ha fermato
Parla Davide Saccone, diventato presidente del sodalizio appena 4 giorni prima che in Italia venisse registrato il paziente zero
NOVI LIGURE — Loro sono quelli su cui puoi sempre contare anche nei momenti peggiori. A Novi Ligure, nell’anno della pandemia, gli uomini e le donne della Croce Rossa non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno alla comunità.
«Temevo che qualcuno si sarebbe tirato indietro – dice oggi il presidente della Cri Davide Saccone – Sarebbe stata una scelta assolutamente comprensibile visto il momento senza precedenti. Ma non è successo se non in casi sporadici: il grande cuore della nostra associazione ha continuato a battere e a lavorare per tutta la città, aiutato anche dai “volontari temporanei”, persone che non potevano lavorare a causa delle restrizioni imposte dalla chiusura delle attività e che si sono messe a disposizione».
Saccone, 36 anni, medico di medicina generale, sa bene di cosa sta parlando: è stato lui stesso contagiato dal coronavirus, come è capitato ad altri militi della Croce Rossa novese. Il racconto degli ultimi 14 mesi – tanti ne sono passati da quel 11 marzo 2020 in cui fu decretato il lockdown in tutto il Paese – non può che essere dominato dalla lotta in prima linea contro il Covid.
«Abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo una situazione straordinaria, in cui ogni gesto, anche il più normale, e ogni attività, anche la più routinaria, assume contorni di eccezionalità», afferma Saccone. «Sono orgoglioso di essere alla guida di una squadra così affiatata in cui ognuno fa la propria parte», dice il medico novese, che ha raccolto il testimone della presidenza Cri da Sandra Mantero Negrini, appena quattro giorni prima che in Italia si registrasse il “paziente zero”.
C’è un numero che meglio di ogni altro riassume il lavoro svolto dalla Croce Rossa: 41 mila. Sono i chilometri percorsi dai mezzi della Cri di Novi Ligure nei primi tre mesi del 2021, come se avessero seguito l’intera circonferenza terrestre. Quasi mille (954 per la precisione) i trasporti sanitari d’emergenza.
Ma non ci sono solo i trasporti in ambulanza a caratterizzare il lavoro dei militi. Anche durante la pandemia, ad esempio, è proseguita la distribuzione di derrate alimentari alle famiglie in difficoltà (attualmente quelle che si rivolgono alla Croce Rossa sono circa una cinquantina). E poi ci sono le crocerossine, o per meglio dire le infermiere volontarie, che fin dall’inizio sono state chiamate a presidiare i varchi dell’ospedale, per la misurazione della temperatura corporea, e oggi prestano servizio nei distretti sanitari e nei centri dove vengono somministrate le vaccinazioni contro il coronavirus.
Fondata il 2 maggio del 1915 (dell’epoca esiste ancora la barella spinta a mano usata nei primi anni di attività), la Croce Rossa novese ha portato soccorso e sollievo alla città nei suoi momenti più drammatici. Epidemia a parte, basti ricordare lo sforzo più recente dei volontari durante le due alluvioni che hanno colpito Novi e il novese, nel 2014 e nel 2019.
Il video pubblicato in occasione della Giornata mondiale della Croce Rossa: