Google Lens – A tutto c’è una risposta, o quasi
Un giorno, mentre passeggiavo sulle colline fra Valle San Bartolomeo e Pecetto, mi sono imbattuto in uno strano frutto, una specie di pallina da tennis rugosa, del tutto sconosciuta anche al contadino a cui ho chiesto maggiori informazioni. “Hey Google” ed in qualche secondo la risposta però è arrivata: si trattava del frutto del “Moro degli Osagi”, una pianta originaria del Texas. Se vi trovate in situazioni simili o se, più semplicemente, volete scansionare un biglietto da visita, allora Google ha realizzato per voi uno strumento, Google Lens, che si trova nella app che il motore di ricerca offre per gestire le proprie foto. Basta dunque uno scatto, aprire l’immagine con Google Photo ed attivare Lens perché il nostro frutto sconosciuto sia associato – grazie all’intelligenza artificiale – ad altre immagini simili presenti in Rete così da permetterne il riconoscimento e la spiegazione.
A tutto Google ha una risposta, tranne ad una domanda. Come ha fatto quel seme di Moro degli Osagi ad arrivare sulle colline di Valle San Bartolomeo?
L’intelligenza artificiale è alla base di molte funzionalità online, dai siti e-commerce che correlano i prodotti a YouTube che associa i video perché possiamo consumarne come le ciliegie: una tira l’altra. Da qualche tempo a questa parte, l’intelligenza artificiale ha conquistato il cuore di Google: come ha di recente ricordato Pandu Nayak, responsabile delle funzionalità di ricerca di Google, circa il 15% dei 3 miliardi di ricerche condotte giornalmente dagli utenti non sono mai state fatte ed è di fronte a tale granularità di dati da processare, alla molteplicità dei formati di contenuto disponibili (testi, immagini, audio, video, …) nonchè alla continua espansione con cui, anche in formato vocale, la ricerca si misura, che Google fin dal 2015 si avvale di un sistema di intelligenza artificiale che si chiama Rank Brain.
Il sistema si avvale infine di sistemi di machine learning che analizzano i dati ed identificano, grazie ad algoritmi matematici, modelli, tendenze e riferimenti incrociati, per poi giungere sulla base di questi dati ad individuare risposte che non sono solo statisticamente più pertinenti, come nel passato, ma più puntuali perché analizzate in relazione fra loro: quando sentiamo che c’è chi garantisce di offrire ad un’azienda la “prima posizione su Google”, dobbiamo ricordare che semplicemente tale posizione non esiste perchè i risultati sono personalizzati sulla base dei fattori oggettivi e soggettivi con cui è inquadrata quella specifica ricerca e riconosciuto quello specifico individuo che la produce.
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Alessandrino ed esperto di digital: ecco chi è Andrea Boscaro