Ex Ilva, martedì sciopero. Sindacati: «I cittadini manifestino con noi»
L'invito di Fiom, Fim e Uilm: «Questo territorio non può permettersi di perdere la siderurgia»
NOVI LIGURE — Martedì l’ex stabilimento Ilva di Novi Ligure scende in sciopero. Fiom, Fim e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 8 ore su tutti i turni, con un presidio davanti alla fabbrica e all’area di carico e scarico merci. I sindacati chiedono anche il sostegno dei novesi: «Invitiamo i cittadini a manifestare martedì davanti allo stabilimento, perché questo territorio non può accettare che una produzione primaria come quella siderurgica rischi di venir meno».
L’astensione dal lavoro è stata decisa dopo l’incontro al Mise dell’8 luglio scorso, «in cui non sono state date risposte né in merito al piano industriale e alle relative prospettive industriali e occupazionali del gruppo, né sulla gestione e manutenzione ordinaria dei siti produttivi», dicono le tute blu.
«L’unica cosa chiara emersa in quell’incontro è che Arcelor Mittal non intende corrispondere ai lavoratori l’una tantum del 3 per cento prevista dall’accordo del 2018 in sostituzione del premio di risultato, né discutere dell’integrazione alla cassa integrazione o dell’organico di Novi Ligure, da tempo sotto la soglia dei 700 addetti previsti dallo stesso accordo», spiegano i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil.
Pertanto anche i lavoratori novesi delle Acciaierie d’Italia (questo il nuovo nome del gruppo Ilva) protesteranno nella giornata del 20, «manifestando la propria rabbia e chiedendo rispetto, segnali concreti attraverso investimenti e manutenzioni negli impianti e la presentazione di un piano industriale che preveda per lo stabilimento il rientro di tutti i lavoratori».
È paradossale, dicono, che in un momento in cui c’è richiesta di acciaio sul mercato, con prezzi alle stelle, dopo aver dichiarato che l’azienda ha aperto l’anno in utile, «si ricorra ancora agli ammortizzatori sociali, scaricando totalmente i problemi sui lavoratori. Da tempo a Novi Ligure chiediamo interventi in materia di sicurezza, manutenzione impianti e ripristino dell’organico, che nel corso degli anni ha visto la fuoriuscita di decine di persone», concludono Fiom, Fim e Uilm congiuntamente alle Rsu della fabbrica.