La Val Borbera piange monsignor Carlo Canepa
GENOVA – La Val Borbera piange monsignor Carlo Canepa, sacerdote genovese e vicario della zona di Sampierdarena, ma che divideva la sua attività pastorale tra il capoluogo ligure e tre chiese delle quali era amministratore parrocchiale nella vallata in provincia di Alessandria: San Giovanni Battista a Mongiardino Ligure, San Pietro a Vergagni e San Ruffino a Cerendero.
Chiese dove si recava molto spesso da anni e ultimamente anche dopo essere stato colpito dal grave male che lo ha portato via nella serata del 15 luglio scorso, stessa data del suo 77esimo compleanno. Grande uomo, sacerdote di fede illuminata ed intelligente, a Genova era parroco alla storica chiesa della Cella. Con lui se ne va un altro pezzo della storia della Chiesa di Genova, che comprende anche la diocesi di Tortona, e dell’era del cardinale Giuseppe Siri, che in due conclavi sfiorò l’elezione a Papa. E monsignor Canepa venne ordinato sacerdote proprio dallo stesso Giuseppe Siri.
Grande la sua opera di carità ben conosciuta tra Liguria (era nativo di Busalla di cui gli venne data la cittadinanza onoraria) e il Basso Piemonte alessandrino. Da oltre un anno era malato ma aveva continuato la sua attività di prete e parroco anche mentre tentava di curarsi con terapie spesso pesanti. Il pomeriggio prima della sua morte molti fedeli avevano partecipato ad un rosario, recitato proprio per invocare la salute di quello comunemente conosciuto con don Carlo. Lo ricorda con commozione don Matteo Pescetto, ora parroco di San Pio X a Genova, ma vice parroco di Canepa per 13 anni, che risponde da Oropa dove guida in pellegrinaggio un gruppo di fedeli. “Eravamo in due, lavoravamo per quattro. Per passione. Era instancabile, avendo 11 parrocchie in amministrazione oltre ad essere cerimoniere dell’arcivescovo. Avevamo grande sintonia, uniti dall’amore per la santa Liturgia. Lo conobbi a Busalla quando avevo 4 anni e lui era parroco del luogo. Lo portammo con papà a dire messa alla cappelletta di Pianetto, sopra Savignone. Episodio che lui mi ricordò quando divenni suo vice parroco”.