Viviamo stressati oggi più che mai: come incide sul nostro modo di alimentarci?
Ciascuno di noi sperimenta quotidianamente situazioni che causano un senso di disagio, talora profondo, che definiamo comunemente stress. Benché questa sia divenuta un’espressione di cui si fa largo uso, talvolta in maniera impropria, il termine stress, da un punto di vista fisiologico, ha un ben preciso significato in quanto si riferisce al verificarsi di qualunque situazione, interna o esterna all’organismo, che tende a modificare l’assetto omeostatico.
Naturalmente il verificarsi di tali condizioni è, non solo, inevitabile, ma anche estremamente frequente e assume aspetti e durate molto differenti. Potremmo pensare a malattie, traumi, stati di affaticamento, mancanza di sonno, digiuno, percezione di dolore cronico, ma anche situazioni mentali di depressione, preoccupazione, ansia, sono tutte possibili fonti differenti di stress che creano una sfida per il benessere del nostro organismo. Gli esempi che si potrebbero fare sono quasi infiniti, ma certamente il fattore comune è che il nostro organismo cerca di rispondere alle avversità mettendo in atto meccanismi assai complessi, volti a ripristinare la condizione di partenza.
Tutto questo ha un prezzo da pagare perché obbliga il nostro corpo, come vedremo, a mettere in atto una serie di misure di adattamento e compensazione che costano grandi quantità di energia metabolica, fino, a volte, ad arrivare a complicanze patofisiologiche che incidono sui vari sistemi ed apparati, inclusi quello cardiovascolare e digerente e, talora, compromissione del sistema immunitario.
Fra le tante conseguenze che la risposta allo stress produce, vi è certamente un’alterazione del comportamento alimentare che è ormai dimostrato essere collegato sia a fenomeni di riduzione del senso di appetito, come ad esempio l’anoressia nervosa, ma anche all’obesità, una patologia multifattoriale che vede, però, nell’alterato controllo dell’introito di cibo, la sua causa principale. Da qualche decennio ha assunto una diffusione a livello pandemico con grandi e importanti conseguenze per la salute pubblica.
La relazione fra stress e alimentazione è bidirezionale nel senso che una reazione di allerta, di aumentata attenzione, quello che in inglese si chiama arousal, può cambiare rapidamente il metabolismo e il comportamento alimentare, così come, al contrario, le abitudini alimentari possono cambiare la sensibilità dell’individuo nella risposta di adattamento allo stress. È stato, infatti, osservato in soggetti malnutriti una resistenza allo stress estremamente ridotta e l’assunzione di una dieta corretta permette invece di introdurre sostanze che migliorano lo stato mentale e l’approccio a situazioni difficoltose. Ad esempio, è noto da tempo che il corretto introito di vitamine del gruppo B supporta il nostro sistema nervoso aiutandolo a rispondere rapidamente ed efficacemente.
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Il principale protagonista della risposta allo stress è l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), che, non a caso, è implicato anche nel controllo del senso di appetito e di sazietà: in altre parole i circuiti nervosi che controllano la risposta allo stress sono “vicini di casa” dei circuiti che controllano il comportamento alimentare. Le relazioni che si vengono a stabilire fra questi due processi capitali sono complesse e difficili da dirimere. Talvolta si osservano comportamenti opposti: la reazione allo stress può indurre sia diminuzione, sia aumento del senso di appetito e molti fattori, sia ormonali che metabolici, contribuiscono in maniera differente alla risposta individuale di un soggetto. Ad esempio, è noto che lo stress è uno dei trigger principali nell’indurre il binge eating disorder (BED) e, d’altra parte la BED è una condizione che altera la capacità di risposta di un individuo, modificando i livelli ormonali di cortisolo, grelina, la funzione cardiovascolare, l’assunzione di cibo che viene introdotto in maniera illimitata e senza controllo.
Se ci pensiamo, spesso accade che quando siamo nervosi, o quando siamo in una situazione che crea disagio mangiamo per rabbia, per nervosismo, per placare emozioni che non riusciamo a controllare e, talvolta, questo comportamento prende la mano portando a casi estremi di aumento ponderale. D’altra parte, in altri casi, le preoccupazioni e l’ansia tolgono completamente il senso di appetito, oppure, come accade in alcune patologie del disturbo del comportamento alimentare, la paura di ingrassare porta a sviluppare anoressia e bulimia, fino addirittura alla morte.
Un altro parametro che va valutato è il tempo e la durata di esposizione all’agente stressogeno, il cosiddetto stressor. Mentre un’esposizione acuta determina comportamenti adattativi, uno stress prolungato nel tempo determina un’usura dei sistemi di regolazione, con conseguente sviluppo di alterazioni metaboliche che indeboliscono i processi adattativi e sfociano in un incremento del rischio di sviluppare malattie dovute ad una deregolazione dei processi omeostatici. Uno dei processi più deregolati è proprio il comportamento alimentare. La reazione degli individui può essere oltremodo variabile: alcuni rispondono a condizioni stressanti con iperfagia, altri con ipofagia, altri ancora non mostrano variazioni del loro comportamento alimentare. Da cosa può dipendere questa diversa risposta? Le variabili sono tante e possono includere il tipo di situazione che l’individuo si trova a fronteggiare, la durata dell’esposizione e probabilmente le riserve energetiche che si hanno a disposizione nel momento in cui insorge la difficoltà.
Un fatto ormai noto è che generalmente soggetti sotto stress preferiscono scegliere cibi appetitosi, saporiti, con caratteristiche organolettiche che soddisfano l’olfatto, la vista e il gusto, senza prestare molta attenzione alle possibili variazioni di intake calorico: ecco allora che si tende a preferire alimenti ricchi di grassi e di zuccheri, poco compatibili, se assunti in eccesso, con un sano profilo alimentare. A quanti è capitato, per “tirarsi un po’ su” di mangiare qualche dolce di troppo, qualche sacchetto di patatine di troppo? In questi casi è assai raro che si decida di consumare una ciotola di verdure o una zuppa di legumi!!!!! I fattori che inducono verso certe scelte e che coinvolgono l’asse HPA e il circuito della gratificazione, contribuiscono così in maniera significativa ad una sovra alimentazione, ad esasperare comportamenti alimentari sbagliati, partecipando allo sviluppo di alcune fra le più diffuse patologie dei tempi moderni, fra cui obesità e diabete sono certamente le più note.
*Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica
Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”
valeria.magnelli@uniupo.it