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    9 Agosto 2021
    ore
    10:00 Logo Newsguard
    l'analisi

    Il cemento avanza: Novi, Serravalle e Pozzolo i record negativi

    Il rapporto Ispra sul consumo del suolo nel 2020. Il Piemonte al quarto posto in Italia per incremento della cementificazione

    NOVI LIGURE — In un anno, nel 2020, nonostante la pandemia, nel Comune di Novi Ligure si sono consumati 8 ettari di terreno per nuove costruzioni. E’ andata peggio a Pozzolo Formigaro, dove sono stati consumati 8,7 ettari. I dati emergono dall’ultimo rapporto sul consumo del suolo dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale. Cementificati anche 3,2 ettari ad Arquata Scrivia, 2,5 a Serravalle Scrivia e 1,3 a Gavi.

    Quanto al suolo totale consumato, al 2020 la maglia nera spetta a Serravalle, con il 23,3 per cento della superficie comunale occupata da costruzioni (372 ettari), seguita da Novi che però ha il record di ettari consumati (1.067, pari al 19,3 per cento) e Vignole Borbera (14,1 per cento per complessivi 122 ettari). Segue di pochissimo Pozzolo, attestato sul 14 per cento (un percentuale che però vale ben 506 ettari). Arrivano al 10 per cento di suolo consumato anche Arquata (11,9%, 348 ettari) e Basaluzzo (10%, 150 ettari).

    A livello nazionale, secondo il rapporto, le colate di cemento non sono rallentate nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività, e hanno ricoperto quasi 60 chilometri quadrati, impermeabilizzando ormai il 7,1% del territorio nazionale. Stiamo parlando di 2 metri di terra consumata al secondo nel 2020. Il costo della cementificazione è molto caro: dal 2012 a oggi il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei nostri territori) e lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio.

    «Novi, dal 1989, quando fu approvato il Piano regolatore, ha avuto uno sviluppo edilizio tutto sommato sostenibile – è l’analisi del geologo Davide Fossati – Fino a che il territorio è stato governato a livello locale il consumo di suolo è cresciuto compatibilmente con le esigenze abitative e lavorative della città».

    Il salto di qualità, in negativo, «è stato fatto con il via libera ai lavori del Terzo Valico, quando le istituzioni locali non hanno più avuto voce in capitolo o, come nel caso di Novi, sono rimaste “affascinate” da un progetto che prometteva lavoro e sviluppo e che ad oggi dopo 9 anni dall’inizio dei lavori, ha solo portato disagi anche gravi».

    Tanti terreni agricoli del Basso Pieve o di Merella «sono occupati dai cantieri. Sono stati realizzati chilometri di strade di servizio dove prima si coltivavano grano, mais e i famosi “ceci di Merella”. La stessa linea attraversa tutto il basso Pieve dove è stato prolungato il terrazzo morfologico naturale con la posa del materiali provenienti dallo scavo della galleria. Aggiungiamo le aree di cantiere e gli insediamenti per le maestranze ed il conto è presto fatto. Stesso discorso vale per Pozzolo dove la cava della Romanellotta ha un estensione pari al concentrico del paese, o per Serravalle e Arquata dove il consumo di suolo è quintuplicato negli ultimi cinque anni».

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