La Solvay ottiene dalla Provincia l’estensione alla produzione del cC6O4
L'Ente non ascolta la Commissione Ecomafie e neppure l'onorevole Alberto Zolezzi
ALESSANDRIA – «La situazione sanitaria delle popolazioni esposte all’inquinamento da Pfas è molto critica e i rischi per la salute si estendono ben al di fuori della zona rossa, interessando tutti i cittadini. Le discrepanze tra i dati presentati in audizione dal professor Carlo Foresta e la licenza commerciale di Solvay impongono perlomeno l’esecuzione e la pubblicazione di altri studi prima di autorizzare la produzione di ulteriore C6O4 a Spinetta Marengo»: così si è espresso il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli dopo l’audizione del ricercatore Carlo Foresta dell’Università di Padova.
Ma la Provincia di Alessandria, a quanto sembra, quelle parole non le ha tenute in considerazione perché ha concesso l’estensione dell’utilizzo del cC6O4 (prodotto dalla sola Solvay) a tutti i reparti dello stabilimento di Spinetta.
L’azienda aveva chiesto l’aumento di produzione e utilizzo del cC6O4 e la Conferenza dei Servizi l’ha autorizzata nell’ottobre 2020, a patto che attuasse tutta una serie di prescrizioni.
La scorsa primavera, l’Amministrazione provinciale aveva concesso il via a una produzione parziale – in un solo reparto – che ora, invece, ha esteso.
La notizia non è ancora stata pubblicata sul sito della Provincia, ma accende la discussione.
«Noi riteniamo che l’eliminazione delle perdite in falda – interviene Claudio Lombardi, ex assessore comunale all’Ambiente ed esponente di Legambiente – passi attraverso la ricostruzione di buona parte degli impianti. Impianti che sono estremamente obsoleti. Per arrivare a quel risultato c’è bisogno di interventi molto, molto lunghi. Quelli previsti riteniamo siano solo marginali.
La Provincia – continua Lombardi – aveva inserito nell’autorizzazione tutta una serie di attività che servivano a permettere la ripresa della produzione del cC6O4. Incaricando Arpa di effettuare i controlli.
Interventi che devono scongiurare le perdite in falda. La cosa che stupisce è come possa essere così sicura Arpa che le perdite ora siano completamente eliminate. Noi non possiamo essere così certi, anche perché non ci è stata fornita una documentazione adeguata che lo provi».
L’Arpa di Alessandria ha inviato i report eseguiti (i risultati inviati alla Provincia si fermano alla scorsa estate perché per la compagna di settembre si attendendo gli esiti) con la garanzia che verranno effettuati ogni tre mesi.
La Provincia, analizzato il dossier, ha preso la sua decisione.
L’iscrizione al Reach
Ciò che abbiamo appreso sul cC6O4 è che si tratta di una sostanza che merita approfondimenti scientifici.
La molecola è stata registrata al Reach (regolamento della Comunità Europea), una normativa integrata che prevede la registrazione e la validazione da parte di un ente governativo delle sostanze chimiche prodotte o immesse in commercio.
Però, l’Echa, l’Agenzia europea delegata a queste, non è ancora entrata nel merito della sostanza, ovvero non ha ancora effettuato la valutazione indipendente della registrazione Solvay. In particolare per quanto riguarda la possibile tossicità dei cC6O4.
Per capirci: l’azienda di Spinetta ha iscritto il suo prodotto al registro Reach, come prevede la normativa, ma l’autorità di regolamentazione (Echa, che valida le registrazioni delle aziende private) non ha ancora analizzato il dossier cC6O4.
«Serve orgoglio nazionale»
Sull’aumento di produzione di cC6O4, lo scorso maggio era intervenuto anche l’onorevole Alberto Zolezzi, componente della Commissione Ecomafie.
«La provincia di Alessandria ha in mano il rapporto ISS (Istituto Superiore Sanità) del 2 maggio 2019 che indica in 500 ng/litro il limite di sicurezza per la sommatoria di tutti i PFAS (vecchi e nuovi, anche di recente o futuro brevetto) – aveva sostenuto Zolezzi – ISPRA si è espressa per un limite 0 di PFAS agli scarichi. Sono dati pubblici, li ho esposti nell’interpellanza in aula alla Camera del 9 aprile scorso.
La Provincia poteva modificare subito l’autorizzazione del 26 febbraio 2021, avendo già diffidato l’azienda perché, oltre a utilizzarlo, produceva il cC6O4 da anni.
Il cC6O4 viene prodotto dalla Solvay di Spinetta da anni, quando la Miteni ha manifestato difficoltà produttive, prima del fallimento del novembre 2018. Lo stop produttivo del drago Miteni è una mia punta di orgoglio – aveva spiegato Zolezzi – Ora c’è da risvegliare l’orgoglio nazionale. Può un’azienda mettersi a produrre (alla luce del sole) 60 tonnellate di PFAS?
Se il valore limite è 500 ng/litro e oggi viene trattenuto l’87% dei PFAS scaricati, posso dire che rischiano di contaminarsi ogni anno 12 miliardi di metri cubi di acqua: lo stesso di volume idrico trattenuto ogni anno dalle piogge nel Nord Italia (dati Coldiretti). Arpa Piemonte anche in questo periodo sta monitorando i PFAS nel Po, è chiaro che non è facile per un’agenzia regionale in poco tempo dare risposte alle richieste della Provincia però i dati parlano chiaro.
E la Provincia non deve dare l’autorizzazione nelle modalità e nei termini chiesti dall’azienda».