Tari, conti sbagliati? «I novesi pagano 600 mila euro in più»
In consiglio comunale a Novi Ligure i dem chiedono chiarimenti sulla tassa rifiuti: «Costi per 5,6 milioni e piano finanziario…
Il Csr risponde ai Democratici di Novi Ligure: il rincaro non è stato di 592 mila euro come ipotizzato, ma di oltre il doppio
NOVI LIGURE — I cittadini di Novi Ligure hanno davvero pagato più del dovuto per la tassa rifiuti? Parrebbe di sì, e non solo i 600 mila euro ipotizzati dai Democratici, ma ben di più: quasi 1,3 milioni di euro. La risposta arriva dal Csr, il Consorzio servizi rifiuti, che il capogruppo Dem Simone Tedeschi aveva chiamato in causa per fare luce sulla vicenda.
Il presidente Angelo Ravera, nominato a ottobre del 2019 dal sindaco Gian Paolo Cabella, ha preso carta e penna per rispondere alla richiesta di chiarimenti avanzata qualche giorno fa dall’opposizione di centrosinistra. «Il Pef, Piano economico finanziario da noi validato, presenta un valore massimo complessivo di 5.594.468 euro», mentre la delibera del Comune di Novi Ligure del 30 giugno scorso, al netto di riduzioni e agevolazioni, presenta una cifra pari a 6.187.177 euro. La differenza fa 592 mila euro, la somma che i Dem hanno contestato al neo assessore al Bilancio Edoardo Moncalvo.
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Per il Csr, però, il conto da eseguire sarebbe un altro: all’importo stabilito dal Comune andrebbero sommati altri 147 mila euro per agevolazioni e sgravi e 548 mila euro per riduzioni tariffarie. Il totale fa 6 milioni e 882 mila euro. La differenza è quindi di ben 1 milione e 287 mila euro. «Su quali siano le ragioni di tali differenze non è dato sapere», afferma Ravera.
«Peraltro il prospetto utilizzato dal Comune risulta difforme anche a quanto previsto dal decreto sul metodo tariffario “normalizzato” – dice ancora Ravera – Le differenze rendono l’impianto tariffario del Comune non coerente con la normativa di settore, in quanto discende da un Pef difforme, sia nella forma che nel contenuto numerico, rispetto a quello da noi validato».
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Il processo di approvazione del costo del servizio rifiuti urbani prevede diverse fasi: la società incaricata della raccolta (Gestione Ambiente nel nostro caso) ha il compito un piano economico e di presentarlo al Csr. Il Csr a sua volta deve validare il Piano economico e trasmetterlo all’Arera, l’autorità indipendente che regola le tariffe. L’Arera approva il tutto e quel punto il Comune può approvare le tariffe della Tari.
«Risulta evidente – conclude il presidente del Csr Angelo Ravera – che il Comune non deve approvare alcun Pef, ma deve attenersi a quello validato per la successiva approvazione delle tariffe Tari».
Angelo Ravera