Peste suina africana in un cinghiale morto nell'Ovadese. Regione al lavoro
L'assessore Icardi: "Insediata l'Unità di Crisi"
La Regione ha chiesto ai 54 Comuni della provincia interessati dalla malattia - tra Acqui, Ovada e Novi - di vietare la caccia a tutte le specie
FRACONALTO — Altri due casi di peste suina africana, dopo quello accertato a Ovada. L’Istituto zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, infatti, ha effettuato gli esami su due carcasse di cinghiale rinvenute a Fraconalto e a Isola del Cantone, riscontrando che la morte era stata provocata dalla peste suina africana. A inizio della prossima settimana è atteso l’esito del controesame da parte del Cerep, il Centro di referenza nazionale per le pesti suine, presso ​​l’Istituto zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche.
L’area infetta individuata dal ministero della Salute e dalle Regioni Piemonte e Liguria coinvolge 78 Comuni, dei quali 54 in Piemonte e 24 in Liguria. L’ordinanza ministeriale è attesa per l’inizio della prossima settimana.
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I 54 Comuni piemontesi della zona infetta si trovano tutti in provincia di Alessandria e sono Acqui Terme, Arquata Scrivia, Basaluzzo, Belforte Monferrato, Bosco Marengo, Bosio, Castelletto d’Orba, Castelnuovo Bormida, Cavatore, Cremolino, Capriata d’Orba, Carpeneto, Carrosio, Cartosio, Casaleggio Boiro, Cassine, Cassinelle, Fraconalto, Francavilla Bisio, Fresonara, Gavi, Grognardo, Lerma, Malvicino, Melazzo, Molare, Montaldeo, Montaldo Bormida, Morbello, Mornese, Morsasco, Novi Ligure, Orsara Bormida, Ovada, Pareto, Parodi Ligure, Pasturana, Ponzone, Prasco, Predosa, Ricaldone, Rivalta Bormida, Rocca Grimalda, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Sezzadio, Silvano d’Orba, Strevi, Tagliolo Monferrato, Tassarolo, Trisobbio, Vignole Borbera, Visone e Voltaggio.
La Regione Piemonte, tramite l’Asl di Alessandria, ha chiesto ai sindaci dei Comuni interessati di vietare sul loro territorio l’esercizio venatorio a tutte le specie, ribadendo la necessità di «rafforzare al massimo su tutto il territorio di competenza la sorveglianza nei confronti dei cinghiali e dei suini da allevamento e di innalzare al livello massimo di allerta la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico, con particolare riguardo a tutte le operazioni di trasporto e di movimentazione degli animali, di mangimi, prodotti e persone».
«La peste suina africana non si trasmette all’uomo ma è letale per i suini che ne sono colpiti ed è altamente trasmissibile, mettendo a rischio gli allevamenti dei maiali – spiegano dall’Istituto zooprofilattico – Il caso potrebbe avere ripercussioni sul commercio delle carni suine italiane, con la possibilità che i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione possano imporre il divieto di importazione su tutti i prodotti suini provenienti dall’Italia».