Peste suina, altri due casi: a Fraconalto e Isola del Cantone
La Regione ha chiesto ai 54 Comuni della provincia interessati dalla malattia - tra Acqui, Ovada e Novi - di…
In attesa delle decisioni del ministero della Salute, 11 Comuni del novese seguono il consiglio di Regione e Asl
Diversi Comuni del novese hanno recepito l’invito della Regione a vietare la caccia sul proprio territorio, a causa della scoperta di casi di peste suina africana tra i cinghiali. I sindaci di Arquata Scrivia, Basaluzzo, Carrosio, Fraconalto, Francavilla Bisio, Fresonara, Gavi, Pasturana, San Cristoforo, Tassarolo e Voltaggio hanno già emesso ordinanze per vietare l’esercizio venatorio di tutte le specie, come richiesto dai tecnici regionali e dall’Asl.
Per ora i casi di peste suina confermati sono tre: uno a Ovada (per il quale è risultato positivo anche il controesame da parte del Cerep, il Centro di referenza nazionale per le pesti suine), uno a Fraconalto e uno a Isola del Cantone, in provincia di Genova, individuati dall’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Val d’Aosta.
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A Voltaggio però nei giorni scorsi sono state ritrovate altre tre carcasse di cinghiali: anche in questo caso gli animali potrebbero essere stati uccisi dalla temibile malattia che non si trasmette agli umani, ma è altamente contagiosa e letale per i maiali da allevamento.
Questa settimana dovrebbe essere essere emanata un’ordinanza da parte del ministero della Salute che individua l’area infetta (78 Comuni, dei quali 54 in Piemonte e 24 in Liguria) e vieta la caccia. La peste suina africana è presente in Europa dal 2014 e in Sardegna dal 1978. «Il profilo genetico del virus isolato a Ovada mostra somiglianza con quello circolante in Europa, mentre è completamente diverso dal virus sardo», dicono dal ministero della Salute.
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Secondo l’esponente leghista Claudio Leone, presidente della commissione Agricoltura in consiglio regionale, i casi di peste suina sono «conseguenza di una proliferazione incontrollata della fauna selvatica che affonda le radici nell’ambientalismo di sinistra, fatto più di ideologie che di analisi e soluzioni». Sotto accusa, secondo Leone, la delibera della precedente giunta regionale secondo cui il contenimento numerico del cinghiale doveva essere il gesto estremo nei casi in cui non esistessero altri metodi per tenerne sotto controllo la proliferazione.