Great Resignation, le dimissioni di massa
Se l‘Italia e, dalle nostre parti, Valenza vivono in questi mesi il fenomeno della carenza della manodopera – dopo anni in cui il lavoro appariva prossimo a scomparire per via dei processi di automazione – negli Stati Uniti si parla, facendo il verso alla crisi del ’29, de “La Grande Dimissione” dopo che, nel solo mese di settembre, si è toccato il record di 4,4 milioni di dimissioni volontarie.
Il lavoro da remoto, con le nuove forme organizzative che rende possibile, la crisi pandemica che ha fatto riemergere il valore della famiglia a discapito del successo e del denaro possono essere citate fra le cause di un fenomeno che riguarda in particolare le professioni intellettuali e i lavoratori più in là negli anni, ma che, secondo il Time, ha anche a che fare con una generazione che, diversamente da quella precedente, non è disposta a sottostare alle tante ore di impegno necessarie a guidare un camion o occuparsi delle pulizie di fabbriche e uffici.
Linkedin, il più grande social network professionale, registrando la grande mobilità del lavoro di questi mesi, parla piuttosto di “Great Reshuffle“, di un rimescolamento di occupazioni e di talenti alla ricerca di condizioni di maggiore flessibilità e di un equilibrio differente fra vita personale e professionale.
Se nel nostro Paese le crisi aziendali derivanti dalle delocalizzazioni e il dibattito sul reddito di cittadinanza hanno concentrato i riflettori su di sè, non per questo non sarebbe necessario osservare quanto anche da noi il Covid-19 abbia cambiato le priorità e modificato il ruolo che il lavoro può rivestire nella vita di ciascuno di noi. Ed il perdurare della crisi pandemica non fa che accrescere l’incertezza e rendere più opaco l’orizzonte la cui linea è necessaria quando ci si trova a fare delle scelte importanti come queste.
Fra le professioni digitali più ricercate dopo la crisi pandemica, vi è l’e-commerce specialist. Un tempo questa figura era prevalentemente cercata da aziende che avevano un modello di business predisposto alla vendita online, ma oggi, con l’ascesa dei marketplace e con la trasformazione digitale, l’e-commerce specialist è una figura decisamente più trasversale. Crescono, in relazione a questo profilo, le richieste legate a competenze orizzontali rispetto alle diverse funzioni aziendali interessate e le sensibilità di comunicazione determinate dalla diffusione dei social media per aspetti di vendita e gestione della reputazione del brand.
L’e-commerce specialist è tenuto ad occuparsi di due grandi sfide. La prima consiste nel riuscire a tracciare tutto il percorso precedente all’acquisto, soprattutto al mancato acquisto e quindi ottimizzarlo. Questo significa lavorare per mettere i dati alla ricerca di una prospettiva più capace di generare valore. In questo senso, l’e-commerce specialist sta prestando attenzione all’evoluzione dei pagamenti digitali, alle nuove tecniche di web marketing per accrescere i tassi di conversione del sito grazie a logiche di user experience e marketing automation. La seconda lo vede sempre più assomigliare a Giano Bifronte, con uno sguardo rivolto al mercato ed ai clienti ed uno concentrato sui processi interni, sulla possibilità tecnica e sulla maturazione di competenze capaci di portare la propria azienda ad avvantaggiarsi della propensione crescente del consumatore a cercare ed acquistare online.