Inceneritore a Novi, ambientalisti a Torino per dire no
Gli esponenti di Legambiente e i comitati presenti all'audizione della commissione Ambiente del consiglio regionale
La giunta di Novi Ligure intende chiedere ad Acos uno studio di fattibilità, ma il capogruppo di Solo Novi avverte: «È un salto nel buio»
NOVI LIGURE — «Sull’inceneritore questa maggioranza prenderà schiaffi. Maggioranze più solide e con più tempo a disposizione sono cadute su questioni di ben minore importanza». Parole di Marco Bertoli, ieri durante la riunione delle commissioni consiliari Finanze e Gestione del territorio. «A Novi Ligure il sindaco Gian Paolo Cabella ha a disposizione solo un rimasuglio di maggioranza e ha meno di metà mandato di fronte a sé. Pensare ora al termovalorizzatore dei rifiuti è un salto nel vuoto», ha detto il capogruppo di Solo Novi.
La riunione delle commissioni consiliari era stata indetta per discutere proprio della costruzione di un inceneritore in città. Ha spiegato Cabella: «Intendiamo affidare ad Acos uno studio di fattibilità sul termovalorizzatore. Non si tratta di decidere se realizzarlo o meno, ma solo di verificarne la possibilità». L’atto di indirizzo ad Acos va però approvato dal consiglio comunale, dove – a sentire Bertoli – il centrodestra non pare avere i numeri sufficienti.
Inceneritore a Novi, ambientalisti a Torino per dire no
Gli esponenti di Legambiente e i comitati presenti all'audizione della commissione Ambiente del consiglio regionale
In Piemonte ogni anno vengono prodotte 850 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, 450 mila delle quali vengono bruciate al termovalorizzatore di Torino. «La prospettiva di vita delle discariche arriva al 2035, un secondo inceneritore quindi è necessario e questa sembra anche la direzione che prenderà la Regione – ha detto l’amministratore delegato di Acos Giorgio Pafumi – Per costruire l’impianto servono due anni di progettazione e cinque anni di lavori, partendo oggi non lo avremmo funzionante prima del 2028». L’opera comporterebbe un investimento di 350-400 milioni di euro e si ripagherebbe in 30-40 anni, perché costa meno avviare i rifiuti all’incenerimento piuttosto che alla discarica.
Rocchino Muliere ha detto che il Partito Democratico «non è ideologicamente contrario ai termovalorizzatori», ma ha ricordato che la nuova raccolta differenziata “porta a porta” ridurrà notevolmente i rifiuti, quindi all’inceneritore di Novi dovrà necessariamente arrivare spazzatura “da fuori”. Per Simone Tedeschi (Pd), «compete alla Regione e non a Novi decidere se costruire nuovi impianti». Secondo Lucia Zippo (M5s) il mandato che la giunta intende dare ad Acos è troppo vago.
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Giacomo Perocchio, segretario della Lega (il partito che più spinge per il termovalorizzatore), ha affermato che «entro l’estate sarà approvato il nuovo piano piemontese per la gestione dei rifiuti e dalle indicazioni che abbiamo la Regione ha intenzione di realizzare un secondo impianto, oltre a quello di Torino. Lo studio ci serve proprio per decidere cosa fare una volta che il nuovo piano regionale sarà approvato».
La maggioranza delle forze politiche ha però sposato una linea più attendista. Per Bertoli bisogna aspettare la pubblicazione del piano regionale, «così avremo almeno una base di partenza». Anche Stefano Moro (Pd) ha sostenuto che «affidare uno studio di fattibilità senza neanche sapere quello che ci serve realmente è solo una perdita di tempo». Secondo Tedeschi, infine, «l’inceneritore è solo propaganda, la giunta è in difficoltà perché non riesce a sbrogliare la matassa della tassa rifiuti e state tentando di sviare l’attenzione dei cittadini. Ma il termovalorizzatore non è alternativo alla differenziata e non è detto che comporti una riduzione della Tari».
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