Buona Destra: «Pernigotti, tutelare lavoro e vocazione del territorio»
Riceviamo e pubblichiamo da La Buona Destra, a proposito della situazione della Pernigotti di Novi Ligure:
La Buona Destra del Piemonte, da sempre al fianco della lotta sindacale e territoriale per il salvataggio dello stabilimento Pernigotti di Novi Ligure, esprime la propria solidarietà ai lavoratori colpiti dalla decisione della proprietà di applicare la cassa integrazione a tutti i dipendenti, considerando l’assemblea permanente in corso come un atto di sciopero.
“La decisione della proprietà della Pernigotti di applicare la cassa integrazione a tutti i dipendenti, variando di fatto l’attuazione a rotazione come previsto fino a ieri, si basa su una forzatura di parte. Nessuno sciopero ad oggi è stato dichiarato e si è in presenza di una assemblea permanente, con tanto ti timbratura cartellino ad inizio e fine turno”, così Claudio Desirò, Coordinatore a Regionale della Buona Destra, “Tra l’altro, i fratelli Toksoz proprietari di Pernigotti, avevano potuto fare accesso all’ammortizzatore sociale dietro la presentazione di un piano industriale mai messo in atto in tutti questi mesi”.
“Seguiamo da tempo e con costanza la situazione riguardante la prosecuzione dell’attività dello stabilimento novese, sul cui destino si attendono risposte nonostante i mesi di assordante silenzio in arrivo da proprietà e MISE”, continua Desirò, “Dopo l’incontro saltato al Ministero a Gennaio scorso, il prossimo 30 Marzo finalmente ci sarà un confronto da cui, auspichiamo, possano essere diradate le dense nubi che si addensano sul futuro dello stabilimento stesso, dei lavoratori e di tutto un territorio che rischia di essere impoverito di una delle potenzialità industriali più importanti e storiche”.
“Sarà l’occasione per l’attuale proprietà di scoprire le carte e chiarire le proprie reali intenzioni sul futuro industriale del sito. Si parla di potenziali nuovi acquirenti, ma nulla di tangibile ad oggi è stato mostrato. Il Piemonte, in particolar modo il territorio alessandrino, non possono essere privati di una produzione storica e di qualità a causa di una politica industriale che sembra aver avuto sempre e solo un obiettivo: acquisire un marchio di qualità del Made in Italy per poi delocalizzarne la produzione per acquisire quote di mercato attraverso la riconoscibilità come produzione italiana di qualità”, conclude Desirò.
Come avviene ormai da molti mesi, la Buona Destra del Piemonte seguirà in prima persona l’evolversi della situazione, cercando di mantenere alta l’attenzione istituzionale Locale, Regionale e Nazionale, affinché si tuteli la storicità territoriale vocata ad una produzione la cui qualità è riconosciuta nel mondo.