Pernigotti, vertice a Roma «ma dai Toksoz risposte insufficienti»
Istituzioni e sindacati delusi dalle mancate risposte sul futuro dello stabilimento di Novi Ligure. L'azienda oppone la confidenzialità delle informazioni
ROMA — «Risposte insufficienti da parte dell’azienda». Si può riassumere così, come hanno fatto i sindacati di categoria, l’esito del vertice sulla Pernigotti che si è svolto oggi al ministero dello Sviluppo economico. Ancora una volta i Toksoz, la famiglia turca proprietaria della fabbrica di Novi Ligure, «hanno fornito risposte insufficienti riguardo la salvaguardia occupazionale e le prospettive future della Pernigotti».
Per questo Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil al termine della riunione hanno deciso che resteranno in vigore «le azioni messe in campo unitariamente con l’assemblea permanente nello stabilimento», fermo restando però la completa disponibilità a fare scelte diverse «in presenza di una proposta concreta di volumi produttivi».
L’azienda ha confermato la presenza di una trattativa per l’ingresso di un nuovo investitore, senza però rivelare i dettagli dell’operazione in corso. Negli ultimi giorni si è parlato della Witor’s di Cremona, azienda della galassia Benetton; un paio di mesi fa invece correva voce di un interessamento della Walcor, sempre di Cremona, che fa capo al fondo di investimento americano Jp Morgan.
Alla luce della situazione ancora incerta rispetto alla soluzione della vertenza, e all’approssimarsi del 30 giugno (data di scadenza della cassa integrazione), il ministero ha accolto la richiesta dei sindacati e ha fissato un nuovo incontro entro fine aprile.
Al vertice – durato oltre tre ore – hanno preso parte la proprietà dell’azienda, il funzionario del Mise Luca Annibaletti, il capo della segreteria tecnica Stefano D’Addona, e in video collegamento il sindaco di Novi Gian Paolo Cabella e rappresentanti della Regione Piemonte e Lombardia (gli uffici commerciali di Pernigotti si trovano infatti a Milano). Per i lavoratori c’erano Tiziano Crocco (Uila), Raffaele Di Benedetto (Flai) ed Enzo Medicina (Fai), oltre alle rsu Piero Frescucci, Roberto De Mari e Giovanni Dispensa. Fuori, ad attendere, una rappresentanza di lavoratori.
Anche per il sindaco Cabella le informazioni fornite circa gli sviluppi della trattativa in corso, non resi noti perché “confidenziali”, sono state insufficienti per portare a una conclusione positiva della vertenza. Un giudizio al quale si sono associate anche le Regioni. «È mancata inoltre la presentazione dei piani produttivi necessari a superare eventuali conclusioni negative della trattativa – ha detto il primo cittadino – Siamo ovviamente in apprensione per l’evolversi di questa vicenda, che dura ormai da troppi anni, e il nostro pensiero è con le famiglie dei lavoratori».