Le mappe vuote, spazi da riempire con l’esplorazione
Prima della scoperta dell’America gli Europei erano soliti redigere mappe del mondo dettagliate, anche dei luoghi che non conoscevano. Una carta geografica del 1459 che è giunta fino a noi, ad esempio, non si limita a riportare, nell’Africa Centrale, la tradizionale scritta, generica, ma significativa, “Hic sunt leones”, ma presenta decine di simboli volti a mettere su carta, anzi su pergamena, l’immaginazione che quei tempi condividevano di luoghi cantati nei poemi e nei racconti, ma mai esplorati.
Al contrario, dopo che Cristoforo Colombo, sulla via dell’Oriente, si imbattè nell’America e le successive spedizioni la batterono palmo a palmo, archibugi e machete alla mano, i nostri antenati dovettero riconoscere i propri limiti e cominciarono a disegnare mappe vuote, spazi da riempire con l’esplorazione e non solo con la fantasia. La mappa del mondo di Salviati, risalente al 1525, si limita a delineare le coste dell’America Latina senza avventurarsi a tracciare, neppure con simboli evocativi, gli enormi spazi delle foreste, dei fiumi, della catena andina di quel continente.
La rivoluzione della conoscenza del Cinquecento, come sottolinea Yuval Harari, fu innanzi tutto una rivoluzione dell’ignoranza e non serve ricordare l’adagio di Socrate, “so di non sapere”, per comprendere quanto ancora oggi solo l’ammissione di un vuoto possa condurre a riempirlo con la curiosità, l’approfondimento, lo spirito critico. Essendo consapevoli però che non è possibile esplorare un luogo senza averlo prima immaginato. Non è possibile percorrere con gli scarponi la montagna che non è stata prima rincorsa con la fantasia.
La mappa del mondo di Salviati
Nei prossimi mesi, chi gestisce un sito web avrà un continente nuovo, tutto da scoprire, Google Analytics 4. Prima dello scorso 16 marzo, giorno in cui Google ha annunciato che dal 1° luglio 2023 la versione tradizionale di Google Analytics non raccoglierà più dati, Google Analytics 4 rimaneva sullo sfondo come uno strumento a cui dedicare, al massimo, qualche oretta di curiosità.
Avere una data di scadenza però – e il 1° luglio 2023 non è così distante – aiuta invece a definire il percorso di avvicinamento ad un cambiamento che sarà ragionevolmente necessario per chi gestisce un sito web: soprattutto incentiva a dedicare tempo a cogliere le differenze fra il nuovo sistema e la versione attuale sia sul piano delle modalità di raccolta dei dati che delle funzionalità offerte per monitorarli ed interpretarli.
Di fronte ad uno scenario contraddistinto dal blocco dei cookie di terze parti e da interrogativi ancora aperti soprattutto in relazione alla conservazione dei dati, Google ha fatto di necessità virtù e deciso di offrire un prodotto nuovo le cui principali differenze consistono nei seguenti aspetti:
- la maggiore organicità con le quali le imprese possono monitorare il traffico di più siti ed app che possono essere impostate come “stream di dati” senza ricorrere a interventi informatici per facilitarne il tracciamento;
- l’elevata continuità con cui il software consente di “deduplicare” e seguire l’utente cross-device e così avere una visione più trasparente dei rendimenti prodotti dalle iniziative di web marketing e dalle campagne pubblicitarie;
- i risvolti, anche sul piano delle metriche predittive che sono state introdotte, che sono consentiti dal riconoscimento dell’utente grazie a Google Signals e alle altre modalità che Google ha reso disponibili;
- la “messa a sistema” di funzionalità che nel tempo avevano richiesto, per chi usava la versione standard di Google Analytics, di non poter fare a meno di Google Tag Manager.
Al di là di queste differenze di impostazione, la diversità più evidente, in Google Analytics 4, è però la scomparsa della famigerata Frequenza di Rimbalzo, una metrica così sintetica da risultare poco significativa, ma il suo abbandono è coinciso con un tracciamento così granulare della navigazione che i dati registrati sotto forma di Eventi sono di un numero di gran lunga superiore e proprio per questo richiedono una configurazione ancora più attenta delle Conversioni, la nuova veste dei tanto amati, cari vecchi Obiettivi.
Non c’è dunque tempo da perdere: occorre rimboccarsi le maniche e far convivere le due versioni di Google Analytics in parallelo così da presentarsi preparati all’appuntamento del 1° luglio 2023.