Il pit-stop in Formula Uno
Avete mai avuto occasione di vedere i pit-stop nelle competizioni di Formula Uno degli anni ’50? Pochi meccanici si muovevano in modo poco coordinato e con mezzi rudimentali per cambiare i pneumatici o fare il rifornimento del carburante in un tempo che oggi appare infinito: la comparazione con i pit-stop di oggi è davvero impietosa. Oggi una squadra numerosissima di tecnici specializzati e che si muove all’unisono, in pochi secondi, compie tante operazioni in una lotta appassionante fra i team.
Sono di certo migliorati gli strumenti, ma al contempo si sono affinati l’organizzazione e l’affiatamento dei tecnici: il confronto fra i pit-stop di ieri e di oggi è una bella metafora del nostro uso della tecnologia, soprattutto quando la mettiamo al servizio del lavoro in team o della creazione, insieme agli amici, di un’iniziativa che vogliamo realizzare.
Chi si occupa di digitale sa però che il futuro è destinato a rendere ancora più rilevante il ruolo delle macchine – non dei bolidi della Formula Uno, ma dei PC, dei cellulari e dei sensori connessi ai tanti dispositivi che ci circondano – ed anzi si guarderà sempre più non solo ad una comunicazione realizzata “grazie alle macchine”, ma proprio “alle macchine”, che tenga conto degli algoritmi di cui si servono e del linguaggio con cui comunicano. Il ricorrere sempre più a esse ed avvalersi dei dati che producono permette infatti di affrontare, in tanti settori della nostra società, l’incertezza del futuro sia riducendola grazie a modelli interpretativi più efficaci sia gestendola con la definizione di scenari da testare. Non più solo archivio, i dati rischiano di essere però un oracolo, ma anche in quel caso, servirà sempre un aruspice che li sappia interpretare.
Non essendo al tempo zero di Internet, ma in una fase di forte pervasività della Rete nelle nostre vite, dobbiamo essere consapevoli del fatto che più introduciamo tecnologia nelle relazioni interpersonali, più è l’elemento umano fa la differenza per rendere tale rapporto più autentico.
Non per questo però, un professionista deve rinunciare a cogliere opportunità di utilizzo della Rete quali:
- attivarsi degli avvisi per esempio con Google Alert per condurre attività di monitoraggio della Rete ed osservare cosa di dice dell’azienda e cosa fanno i concorrenti;
- gestire con attenzione i commenti che dovessero rivelarsi negativi essendo consapevoli che, in tali contesti, non si comunica solo con chi ha scritto tale commento, ma con tutti gli utenti. Molto utili possono essere in questo senso i Messaggi Salvati su WhatsApp Business e Facebook Messenger;
- salvare l’anagrafica di chi ci ha contattato su Facebook o Instagram attraverso la Business Suite così da usare i dei social media come dei veri e propri ambienti di CRM;
- impostare mail automatizzate per far esprimere la “maggioranza silenziosa” di clienti soddisfatti e fornire, a chi si informasse online in merito all’affidabilità di un brand, un’immagine più corretta del valore di un’azienda;
- curare le aree “Chi siamo” di un sito o dei social, trasmettendo la “fisicità” dell’organizzazione.
Più tali aspetti saranno curati, più l’esperienza che verrà offerta all’utente sarà personale ed unica ed ogni criticità che dovesse emergere sarà capace di fondarsi su un piano di fiducia anzichè di oggettiva impersonalità.