Azienda Agricola Ezio Poggio, il racconto di una realtà in Val Borbera
Ci immergiamo, questa volta, nella cornice della Val Borbera, alla scoperta di una bellissima azienda nel racconto della collega Monica Barbero. Ci troviamo a Vignole Borbera, a Sud della provincia di Alessandria, nella zona appenninica che si trova al confine con Liguria, Emilia Romagna e Lombardia. Una “terra di mezzo”, dove la viticoltura ha tradizioni antiche ma la cui ripresa conosce tempi relativamente recenti.
Protagonista in questo scenario l’Azienda Agricola Ezio Poggio, di cui Marco e Federico (cognato e nipote di Ezio) sono pilastri operativi e dei quali teniamo a sottolineare anche la partecipazione come corsisti alle lezioni organizzate dall’Associazione Italiana Sommelier. La delegazione di Alessandria affianca da sempre alla didattica ritrovi informali durante i quali poter scambiare conoscenze competenze ed informazioni volte a valorizzare il territorio e i rapporti umani, per cui eccoci pronti ad accettare con sommo piacere l’invito presso la loro cantina!
Oggi le redini dell’Azienda sono saldamente nelle mani dei fratelli Ezio e Mary che con le loro rispettive famiglie, portano avanti con grande passione l’attività ormai di terza generazione. Sono proprio Mary con la figlia Eugenia ad accoglierci per prime al nostro arrivo; Marco e Federico ci raggiungono poco dopo. Ezio è impegnato presso un altro evento, ma la sua presenza è distintamente percettibile…come in ogni Azienda che si rispetti!
La famiglia con i propri racconti ci inebria ancora prima del vino: il calore è palpabile e tipico delle realtà a conduzione famigliare, legate da una tradizione che non solo sopravvive e si fortifica negli anni, ma viene anche tramandata di padre in figlio, di zio in nipote. Ne deriva un concatenarsi di valori che si riflette anche nella composizione dei locali stessi, dove si intersecano dal primo colpo d’occhio, tecnologie funzionali attualissime con oggetti antichi, quasi cimeli, raccolti nel tempo e dal tempo, risultato di un mantenimento conservativo e da una sensibile e continua ricerca da parte dei proprietari.
Il recupero di componenti d’arredo e antiche attrezzature, da uno storico ebulliometro a vecchi tini a contrasto con le moderne tecnologie caratterizzano il bancone d’accoglienza e l’intero ambiente
Tradizione e innovazione emergono subito come principi base su cui si fonda la realtà aziendale, che parallelamente alla coltivazione di Barbera e Bonarda, avvia una vera e propria sfida nel 2003 quando decide di dar vita ad un vero e proprio progetto di filiera teso a recuperare il Timorasso, il più antico vitigno a bacca bianca storicamente coltivato in Valle Borbera.
Il progetto di recupero di quest’uva ha coinvolto L’Azienda con la messa a dimora di 8 ettari di nuovi vigneti, ritrovando da subito in questa zona una vera terra d’elezione, già dalla prima vendemmia nel 2008. Oggi la produzione è di circa 30000 bottiglie all’anno e i numeri sono particolarmente significativi se abbinati all’attenzione e alla cura del progetto che parte proprio tra i filari. Le vigne sono coltivate su terreni prevalentemente calcareo-argillosi ad altitudini intorno ai 500 metri sul livello de mare, con elevate escursioni termiche tra il giorno e la notte, accompagnate da correnti marine provenienti dalla Liguria; condizioni queste che favoriscono al meglio anche la maturazione aromatica del vitigno.
Ma veniamo alla Produzione. Raccontando le vicissitudini legate al riconoscimento della doc Colli Tortonesi e l’individuazione della sottozona Terre di Libarna (2011), iniziamo la visita dei locali dove vasche di fermentazione a temperatura controllata raccontano tecniche di vinificazione accurate che esortano affinamenti sulle fecce fini e battonage programmati a seconda del progetto a monte. Affascinanti riposi in bottiglia suggeriscono da un lato sperimentazione, dall’altro la spumantizzazione secondo il Metodo Classico, spumantizzazione tra l’altro favorita in questa zona grazie all’altitudine maggiore ed al microclima particolare. Insomma, un percorso tra continui ampliamenti e diverse progettualità sempre attente alla cura della materia prima e all’innovazione con dettagli atti a raccontare sempre una storia nella storia.
Un dettaglio tra i tanti, quello che certifica la raccolta a mano. Perché è in vigna che la cura ha inizio
Il filone spumantistico ci incuriosisce molto. Infatti al termine del nostro tour in Azienda iniziamo la degustazione con le bollicine. Assaggiamo subito Lusarein (Timorasso 100%, Spumante Brut 2020): pressatura soffice, prima fermentazione in botte di acciaio e presa di spuma in autoclave per almeno sei mesi. Il perlage è vellutato e ben bilancia il finale sapido, leggermente amarognolo. Uno spumante di cui percepiamo la spiccata freschezza e le caratteristiche di gioventù prevalentemente floreali ed erbacee del vitigno, unite alla mineralità tipica del Timorasso. Mineralità che verosimilmente ritroveremo potenziata insieme ad una decisa fragranza nello spumante Metodo Classico, che però acquistiamo e ci portiamo a casa con curiostà perché la degustazione in loco ci porta immediatamente ad un’altra etichetta.
Il riposo
Come Timorasso fermo il nostro percorso si incentra su Archetipo: 100% Timorasso, giallo paglierino con riflessi di unghia che mutano con l’evoluzione del vino e quindi con le diverse annate nel bicchiere. Degustiamo prima un 2020, che riconosciamo come tipico, ma è sull’annata 2016 che inizia il “miracolo”. L’intensità olfattiva caratteristica di fiori bianchi, agrumi ed erbe aromatiche, già presenti in gioventù ,con l’invecchiamento sviluppa note idrocarburiche e di pietra focaia, caratteristiche tipiche del vitigno. Infine con l’annata 2011 e con i suoi riflessi dorati si aprono definitivamente le danze con l’ulteriore evoluzione della frutta esotica, della vaniglia dei sentori terziari , confermando che l’evoluzione in questa zona di produzione mantiene al meglio acidità, sapidità e struttura contenendo sempre elegantemente il tenore alcolico .
Il controllo
Longevità, mineralità e corpo, tutti aspetti da non sottovalutare come caratteristiche intrinseche del Timorasso tipicamente espresse in zona; caratteristiche che hanno suggerito un altro passo in avanti per il territorio con la realizzazione del progetto Acinaticum, etichetta ed evento che ancora una volta ha visto L’Azienda Ezio Poggio in prima linea. Il progetto, che ha come obiettivo la creazione di un vino “da uve appassite” di Cortese e Timorasso, potenziando la partnership tra Gavi e Colli Tortonesi, ha visto la propria presentazione a Libarna nel Settembre 2021 e tutt’oggi rimane in fase sperimentale. La nostra Delegazione Ais Alessandria , avendo avuto il piacere di parteciparvi, già in quell’occasione si constatò come il vino, nonostante il processo fisico di produzione volto alla concentrazione di sostanze e profumi, mantenesse una freschezza di beva di assoluta piacevolezza. Un prodotto ancora oggi per nulla stucchevole con 16% alcool contenuti, nuovamente degustato, rinnova la sua freschezza alla vista, all’olfatto e al gusto.
In abbinamento alla nostra degustazione i prodotti tipici del territorio, come Salame nobile del Giarolo, Montebore e Gelatina di Uva Timorasso prodotta dall’Azienda
E le sorprese non finiscono qui, perché verrà a breve presentata un’altra chicca, frutto della ricerca e dell’accuratezza dell’azienda: il Lunatico. Abbiamo avuto l’onore di essere i primi ad assaggiare durante la visita questo prodotto, volutamente agile e contemporaneamente ricercato nella sua specifica rifermentazione. La bottiglia trasparente lascia intendere un avvio della sperimentazione senza fronzoli verso la filosofia naturale ma con un’etichetta che è “letteralmente poesia”. Non aggiungo altro, ci sarà modo di conoscere il prodotto sabato 18 giugno 2022 in occasione della presentazione dello stesso presso Bosco Piano da parte di Ezio e Mary, nelle Strette della Val Borbera. L’evento uscirà a breve sui vari social e se ne potrà liberamente prendere parte.
Ultima nota che non ha a che fare prettamente con il vino ma con l’animo di chi il vino la produce, lo apprezza, lo comunica e lo consuma. Prima di salutarci Eugenia mi accompagna ad un grosso albero di ciliegie. Chiacchieriamo mentre ne raccogliamo alcune scherzando sulla golosità del frutto e sui vecchi giochi da bambini. Ci guardiamo intorno e respiriamo gioia. È bello essere qui oggi, con questa fantastica famiglia che produce vino di territorio, volutamente didattico e rappresentativo. È gioia pensare che Federico e Marco saranno presto colleghi Sommelier: perchè AIS è anche un po’ questo, una grossa famiglia che si allarga continuamente, e la nostra Delegazione di Alessandria non vorrà di certo fare mai eccezioni.
Difficile aggiungere qualcosa al preciso ed ispirato racconto di Monica che ci ha permesso di conoscere una cantina estremamente interessante dove l’uva Timorasso è protagonista.
Anche oggi il bicchiere è mezzo pieno, che sia spumante o fermo o addirittura passito decidete voi!
SALUTE!