L’8 ottobre – manifestazione nazionale a Roma di tutta la Confederazione – sarà solo l’inizio. L’inizio di una serie di iniziative, proteste e lotte per difendere il diritto ad avere una sanità pubblica. Efficiente e rispettosa dei cittadini. Ne parliamo con Francesca Voltan, Segretaria della Funzione Pubblica CGIL Alessandria, sezione che raggruppa varie categorie di lavoratori e lavoratrici, tra cui quelli del comparto sanitario ad ogni livello.
Sempre più spesso assistiamo a ‘privatizzazioni’ nella sanità pubblica: quali sono i rischi?“Il Governo ha ribadito che il welfare deve rimanere pubblico, ma spesso le Regioni – che gestiscono la sanità – danno indirizzi diversi. Come sta accadendo in Piemonte: si vuole far di tutto per dare in mano a privati intere aree di sanità pubblica, pronti a cogliere l’opportunità molto redditizia. Come nel caso dell’Ospedale di Tortona. Ma la Sanità non dev’essere un business”.
Cosa sta capitando?
“Da oltre due anni, ancora prima della pandemia, la sanità piemontese era sotto organico e quindi in grave stress, a danno di tutti i malati e dei cittadini “La grave carenza di organico comporta l’incapacità di dare le risposte adeguate in termini di qualità e di liste d’attesa. Il personale non ce la fa più. La mancata programmazione di nuove assunzioni per tempo, i tetti di spesa da non poter superare, la minor formazione rispetto al fabbisogno, i concorsi a tempo determinato: tutte politiche che fanno ‘scappare’ medici ed infermieri e che fanno preferire loro di andare a lavorare nella sanità convenzionata. Il continuo ricorso alle strutture private in accreditamento sta lentamente ma inesorabilmente portando fuori dal sistema pubblico intere aree di prestazione. La Cgil non può permettere che lì vi entri la logica del mero profitto”.
La politica ha le sue responsabilità?
“Certo! Le strategie volte a smembrare la Sanità pubblica per essere trasformata in ‘industria medica’ hanno il benestare della Regione Piemonte. La politica, dunque, è responsabile direttamente di quello che sta accadendo. Prendiamo l’esempio della nostra Provincia, gli ultimi concorsi: 1500 infermieri partecipanti e meno della metà promossi. Molti hanno poi rinunciato, nonostante il tempo indeterminato, dato che ormai avevano già trovato un alternativa altrove. Le graduatorie sono state così esaurite in pochissimo tempo. I rischi di fare entrare un privato nei presidi sanitari statali? Se nel breve periodo si potrebbe avere il vantaggio di una risposta immediata alla carenza dei servizi, nel medio o lungo periodo il privato guarderà più ai suoi interessi che a quelli dei pazienti. Come sindacato ci batteremo per evitarlo, fin da subito. Sarà un autunno ‘caldo’”.
Quali sono le proposte del Sindacato?
“Bisogna cambiare rotta e utilizzare i soldi del Pnrr – adeguatamente finanziato – per ricostruire la Sanità pubblica che sia efficiente e il motore portante di un nuovo servizio sanitario nazionale. La manifestazione di ottobre sarà solo la prima di una serie di mobilitazioni per rivendicare risorse e assunzioni adeguate e un rilancio del servizio sanitario nazionale:
Si avvicinano, poi, due scadenze importanti.”.
Quali?
La Legge di Bilancio di competenza governativa e l’attuazione del Decreto Ministeriale 77 per a riorganizzazione del sistema di assistenza territoriale sanitaria, spettante alle Regioni. Le tematiche sono molte, si va dall’accreditamento pubblico/privato a tutto il sistema delle case di comunità, delle cure intermedie, dell’assistenza domiciliare e delle Rsa. Per difendere la salute di tutte e di tutti saremo a Roma l’8 ottobre per chiedere a gran voce uno stato sociale forte”.