Gavi, ricordato il sacrificio dell’appuntato Vittorio Vaccarella
I vertici dei Carabinieri e delle istituzioni hanno partecipato alla commemorazione del militare caduto in servizio nel 1970
GAVI — Una messa e una cerimonia presso il cippo commemorativo: anche quest’anno i Carabinieri hanno ricordato il sacrificio dell’appuntato Vittorio Vaccarella, avvenuto il 19 ottobre 1970 a Gavi, vicino alla cascina Carmelitana. Alla cerimonia hanno preso parte tra gli altri il generale Antonio Di Stasio, il colonnello Massimiliano Rocco, il maggiore Federico Smerieri, il maresciallo Giovanni Lai, il prefetto Francesco Zito, il presidente della provincia Enrico Bussalino, il sindaco Carlo Massa e Sergio Quagliozzi in rappresentanza dell’Anc. La messa è stata officiata da don Alvise Leidi alla presenza dei familiari del militare.
Nato a Ponte (Benevento) nel 1930, Vittorio Vaccarella era da qualche tempo in servizio alla stazione di Gavi. Il 19 ottobre 1970 si recò nei pressi di un’abitazione fuori dal paese, lungo la strada provinciale per San Cristoforo, dove era stato segnalato un furto in atto. Con un collega Vaccarella riuscì a fermare uno dei malviventi ma morì a causa dei colpi di pistola sparati da altri due ladri, fuggiti dopo un conflitto a fuoco. Un tragico episodio che lasciò il segno nella comunità gaviese, dove il militare viveva con la moglie Caterina Procaccini e figli Claudia, Loredana, Flavio e Vittorio (tutti e quattro in tenera età), tanto che sul luogo dell’omicidio da allora esiste una lapide che ricorda l’appuntato, al quale, inoltre, nel 1996, è stata intitolata la caserma dei carabinieri di Arquata Scrivia.
A un anno dal delitto, l’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat conferì la medaglia d’oro al valor civile alla memoria di Vaccarella, con la seguente motivazione: «Portatosi coraggiosamente, con l’unico commilitone disponibile, in una località, in cui era stata segnalata la presenza di alcuni pericolosi malviventi e sorpresone uno, lo affrontava animosamente, riuscendo a immobilizzarlo. Mentre era intento a tradurre in caserma il malfattore, fatto segno a colpi d’arma da fuoco da parte di altri due banditi, sbucati improvvisamente da un vicino vigneto, non esitava, con sereno sprezzo del pericolo, a far fronte all’improvvisa, gravissima minaccia, ma veniva colpito a morte, sacrificando la giovane vita ai più alti ideali di dedizione al dovere e di ardimento».