Mcm Autotrasporti, voci di chiusura: sciopero per gli stipendi
A Novi Ligure i camionisti della ditta della famiglia Mazzarello hanno incrociato le braccia per chiedere il pagamento degli arretrati
NOVI LIGURE — Sciopero lunedì alla Mcm, l’azienda di autotrasporti di Novi Ligure di proprietà della famiglia Mazzarello. L’astensione dal lavoro è stata proclamata dalla Filt Cgil per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi. «Gli autisti, una quindicina, attendono due mensilità arretrate e le prospettive sono negative», dice il segretario provinciale della Filt Giancarlo Topino.
Lunedì mattina i camionisti hanno scioperato davanti ai cancelli della Mcm. «Al massimo della sua espressione, la ditta ha dato lavoro a circa 55 persone. Poco più di un anno fa i dipendenti erano ancora 40, adesso siamo a una ventina in tutto, e per lo più con almeno una quindicina d’anni di anzianità sulle spalle», spiegano i sindacati.
Il “fuggi fuggi” è iniziato con le prime voci di possibile chiusura o cessione dell’azienda, che recentemente ha avanzato un’istanza di concordato. Dei dipendenti, chi ha potuto ha trovato impiego presso diversi operatori, altri si sono messi in ferie.
Dalle parti della Mcm confermano che l’intenzione è effettivamente quella di abbassare le serrande, se non si troverà un compratore. Sui conti della ditta avrebbero impattato diversi fattori: da una parte la crisi dell’ex Ilva, che dava lavoro a quasi tutte le imprese di autotrasporti della zona, poi il caro carburante che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi dei viaggi, e infine l’età del titolare Giancarlo Mazzarello, ormai ultraottantenne (il figlio Silvio Mazzarello, amministratore della società di trasporti Cit e di Gestione Ambiente, non fa più parte della compagine aziendale).
Il sindacato non ci sta: «Imprese più piccole della Mcm riescono comunque a stare sul mercato, le potenzialità nel settore della logistica e dei trasporti in una zona come quella di Novi Ligure ci sono». È forte però il richiamo al rispetto delle regole: «Qualche operatore arrivato “da fuori” ha scatenato una concorrenza selvaggia, applicando prezzi più bassi degli altri grazie al mancato rispetto dei contratti nazionali di lavoro».
