Peste suina, la Cia denuncia un anno di immobilismo
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13 Gennaio 2023
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L'emergenza

Peste suina, la Cia denuncia un anno di immobilismo

"Il medico pietoso fa il malato morto". E si punta all'installazione di gabbie all'interno delle aziende

OVADA – “Nella zona rossa gli abbattimenti sono quasi inesistenti. Ed il problema della peste suina è nato proprio per il sovrappopolamento dei cinghiali sulle nostre terre”. A puntare il dito contro l’attuale immobilismo sul fronte della lotta contro la peste suina africana è la Cia di Alessandria. Un anno fa il primo rinvenimento di un caso nell’Ovadese. I dati inquadrano la situazione. Sguardo critico anche contro la decisione di costruire la recinzione “inutile, costosa e dannosa per il territorio”, secondo i referenti dell’associazione ci categoria e contro il mancato risarcimento degli allevatori costretti nella prima fase dell’emergenza ad abbattere i loro capi. “Siamo di fronte a un’emergenza nazionale – spiega Gabriele Carenini, presidente regionale di Cia – In molte aree c’è paura e mi chiedono come si stanno affrontando le cose. Il lavoro di anni per creare nicchie di eccellenza e turismo è stato spazzato via in un attimo”.

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Un’emergenza che è stata sottovaluta con il rischio di distruggere l’allenamento dei suini nel nostro Paese. Ieri, le carcasse positive alla Psa sono salite a 247 tra Liguria e Piemonte, 5 i nuovi casi a Montaldo Bormida, Morbello, Roccaforte Ligure e Sassello (Savona), quest’ultimo oltre la recinzione. “Un’azienda all’interno della zona rossa – chiarisce Daniela Ferrando, presidente provinciale – ha visto tutti i suoi maiali sani inviati al macello. Nel frattempo ha fronteggiato la siccità per la coltivazione del mais. E in più i cinghiali che non si possono abbattere, scorrazzano nei campi di tutti, senza il timore di nulla”. 

Tra le richieste quella di poter installare all’interno di ogni azienda una gabbia denunciata in modo da facilitare la cattura e verificare quali animali devono essere abbattuti. “Abbiamo verificato con il modello sviluppato in Umbria che il sistema funziona”. 

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