Monastero Bormida, un paese accogliente
Sono riprese le nostre escursioni settimanali e oggi voglio parlarvi di Monastero Bormida. Un paese accogliente. Il problema del Monferrato è uno solo: non si è preparati ad accogliere i turisti. Si fatica a fare squadra tra le amministrazioni e molto lavoro viene lasciato alla passione e agli atti di volontariato di molti come me che credono in questo territorio.
Accogliere un turista o una persona che transita nel proprio paese è il primo passo di un processo economico produttivo che porterà beneficio a tutta la collettività. Mi piace sempre fare esempi nelle mie spiegazioni, al fine di sostenere quanto dico e anche oggi vi farò ragionare su un aspetto che molti amministratori locali possono sottovalutare.
Il successo del Cammino di Santiago di Compostela sta anche nella rete di accoglienza che si è creata per i pellegrini che vogliono intraprendere il cammino. Ci sono persone da tutto il mondo (credenti e laici) che affrontano il viaggio lungo questa antica via chiamata anche Il cammino di Saint Jacques (non a caso è segnalato con una conchiglia capasanta in quanto in francese Saint Jacques è la capasanta). I camminatori si organizzano le tappe e sul percorso trovano luoghi di ricovero presso le case dei privati, ostelli, alberghi che accolgono i camminatori. Le prenotazioni devono essere fatte di volta in volta affinché tutti si possano riservare il proprio riposo.
Noi in Italia abbiamo mille cammini di Santiago ma proprio per la mancanza di questa coesione, di accoglienza, queste iniziative naufragano. Alcune riescono a decollare (sempre per il lavoro gratuito di volontari che credono nel proprio territorio) ma molte non riescono a raggiungere il successo perché gli amministratori locali non supportano le iniziative volontarie. Recentemente mi sono imbattuto in un bel sentiero a Monastero Bormida e devo fare i complimenti all’amministrazione comunale che ha creato in prima persona una accoglienza ai nostri camminatori.
Non so se molti di voi conoscono Monastero Bormida. Monesté è un concentrico posto al confine delle Langhe e del Monferrato che ha una sua particolarità. Il ponte di accesso al castello (anticamente un Monastero) ha il suo perché. La vista si apre su di un luogo che ti riporta indietro negli anni e alle illustrazioni dei borghi che l’immaginazione ci ha creato nella nostra mente quando i nostri genitori ci leggevano le fiabe.
Accedendo alla piazza del castello si attraversa la porta disegnata dall’artista Binga Diaw. Di origine senegalese, realizza installazioni su fenomeni sociali come le migrazioni, le narrazioni contemporanee, utilizzando materiali naturali e simbolici. Presso la sua installazione un cartello riporta il suo pensiero “A Monastero Bormida lo stratificarsi di secoli di storia, di insediamenti, di vissuti, di guerre, risuonano nell’architettura complessa del borgo e nel paesaggio che lo circonda. Attraverso il linguaggio visuale dei simboli Adinkra, ho voluto attualizzare il ruolo che il borgo e la via del sale hanno avuto in passato”.
Anticamente il sale era un elemento di ricchezza. Veniva usato per conservare gli alimenti quindi chi aveva questo solido cristallino aveva potere, Non a caso gli svizzeri acquisirono la loro indipendenza economica quando iniziarono a cavare il salgemma dalle loro montagne. L’artista ha identificato nella sua installazione momenti di storia vissuta da questo paese. Le guerre per il dominio del controllo del sale, il borgo che presiedeva questo traffico, le gabelle che venivano incassate al passaggio delle merci, riportando questi vissuti in una rappresentazione all’ingresso del borgo.
Attraversata questa installazione, si accede “alla piazza teatro dell’annuale rito laico del Polentone”. Ogni seconda domenica di marzo dal 1573, nella piazza di fronte al castello si svolge la sagra del Polentone. La tradizione nasce da antiche cerimonie propiziatorie legate all’arrivo in paese dei magnin, gli artigiani che stagnavano le pentole, e secondo una leggenda si lega a un atto di generosità del Marchese Del Carretto, che sfamò con polenta, frittata di cipolle e salsiccia un gruppo di calderai stremati dalla fame. Furono loro a regalare al paese l’enorme paiolo di rame in cui viene tuttora cotta la gigantesca polenta.
L’amministrazione comunale ha provveduto al restauro dell’antico castello (Monastero) e ci ha accolti in un giorno festivo per una visita delle sale che potete vedere nelle immagini fotografiche a corredo di questo articolo. Questi atti sono significativi per le persone che vengono a conoscenza di questo territorio. Ritornando alle proprie residenze, parleranno di una amministrazione comunale che ha a cuore il proprio patrimonio, che lo valorizza con interventi di restauro, che non ne fa un museo ma anzi, oltre ad aprirlo al pubblico ha insediato i servizi comunali affinché i residenti possano conoscere la bellezza di questo posto.
Che ne pensate se nel richiedere una carta di identità venite accolti in una antica sala decorata con volte alte, luminose, affreschi rispetto ad un box grigio ed angusto dove ti siedi e parli con l’addetto come se foste in un pollaio?
Questa è la differenza. L’accoglienza che mi ha riservato questo paese con le sue installazioni, con le sue tradizioni (di sicuro sarò presente per il Polentone) e la possibilità di visitare queste sale dell’antico castello fa sì che ve ne parli e che vi inviti a visitarle.
Da questo nasce il circolo virtuoso per farsi conoscere e per fare conoscere le meraviglie di questo territorio.