Ex Ilva, a Roma “l’assedio” dei lavoratori sotto al ministero
Il coordinamento nazionale dei dipendenti di Acciaierie d'Italia si svolgerà all'aperto, davanti al ministero delle Imprese
NOVI LIGURE — Clima sempre più incandescente per Acciaierie d’Italia: dopo Taranto, la settimana scorsa sono scesi in piazza anche i lavoratori dello stabilimento ex Ilva di Genova. E stamattina a Roma, sotto il ministero delle Imprese, si terrà il coordinamento sindacale nazionale a cui parteciperanno circa 200 lavoratori e i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm: Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella.
È la prima volta che un coordinamento sindacale si tiene all’aperto e nello specifico sotto la sede di un ministero. I rappresentanti dei lavoratori decideranno le prossime iniziative da mettere in campo fino a quando il Governo non aprirà un tavolo per discutere seriamente del futuro di tutti gli stabilimenti ex Ilva.
I problemi dell’ex Ilva
I problemi ormai sono noti, e riguardano anche la fabbrica di Novi Ligure, la terza del gruppo per importanza: produzione ai minimi, vasto ricorso alla cassa integrazione, mancata applicazione del piano industriale e investimenti fermi, mancanza di manutenzione e scarsa sicurezza degli impianti.
A fine settembre i sindacati dei metalmeccanici sono stati ricevuti a Palazzo Chigi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e dai ministri Marina Calderone (Lavoro), Adolfo Urso (Impresa) e Raffaele Fitto (Affari europei). Un vertice che ha lasciato profondamente delusi i rappresentanti dei lavoratori. Ma non solo: anche il presidente di Acciaierie d’Italia, il manager pubblico Franco Bernabé, avrebbe intenzione di lasciare l’incarico.
Il 2022 è stato l’anno dei record negativi per l’ex Ilva: la produzione è stata di circa 3,5 milioni di tonnellate di acciaio (contro i 5,7 milioni previsti). Quest’anno la gestione batterà il record dello scorso anno, producendo meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio (contro i 4 milioni previsti).
Vertice senza risposte
«Non abbiamo ricevuto nessuna “chiara” risposta su come il governo intenda risolvere questa annosa vertenza», hanno detto Cgil, Cisl e Uil. Tra il Governo e Arcelor Mittal sarebbe in corso una trattativa per un nuovo accordo, dopo quello di marzo 2020 («che per noi è tutt’oggi sconosciuto», chiosano i sindacati). «Finora i lavoratori sono stati mortificati con il mancato rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro e l’uso massiccio della cassa integrazione, con il depauperamento delle professionalità e delle competenze presenti in azienda».
«I risultati economici e quelli sociali dimostrano l’inaffidabilità del management di AdI. Auspichiamo che questo Governo, a differenza di quelli precedenti, non si faccia condizionare da Arcelor Mittal che con la sua gestione, in questi anni, ha sprecato risorse pubbliche e ha fatto pagare un prezzo altissimo a lavoratori e cittadini».