Acciaierie d'Italia, sciopero di 24 ore in tutti gli stabilimenti
NOVI LIGURE — Sciopero di 24 ore in tutti gli stabilimenti ex Ilva. Lo hanno deciso oggi i sindacati riuniti…
ROMA — Pienamente riuscito lo sciopero negli stabilimenti dell’ex Ilva. Tanti anche i lavoratori novesi che hanno partecipato alla manifestazione nazionale a Roma. Con loro, c’era pure il sindaco di Novi Ligure Rocchino Muliere: «Siamo qui per chiedere al Governo di trovare una soluzione, condivisa con i sindacati, che consenta il rilancio produttivo del gruppo, garantendo l’occupazione dei lavoratori diretti, dell’indotto e dell’Ilva in amministrazione straordinaria, la sostenibilità ambientale e la continuità dei progetti di decarbonizzazione. Al mio ritorno a Novi comincerò subito a lavorare per organizzare una seduta aperta del consiglio comunale su questo tema».
In sciopero non solo le fabbriche di Acciaierie d’Italia, ma anche altre realtà produttive del territorio provinciale. Hanno deciso di astenersi dal lavoro per solidarietà, ad esempio, anche alla Nobel Sport Martignoni di Rivalta Scrivia, alla Mecof di Belforte Monferrato, alla Hme-Sct di Serravalle Scrivia e alla Expo Inox di Spinetta Marengo.
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A Roma i segretari generali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, sono stati ricevuti a Palazzo Chigi per un incontro con i capi di gabinetto della presidente del Consiglio e dei ministri Adolfo Urso, Marina Calderone e Raffaele Fitto.
Al momento l’unica certezza è che Acciaierie d’Italia non sarebbe a rischio chiusura. Nessuna risposta però sull’andamento del negoziato tra il Governo e Arcelor Mittal, la multinazionale franco indiana che detiene il 60 per cento della società. Di fatto, la trattativa è secretata: i sindacati pretendono invece chiarezza sugli assetti proprietari.
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Anche perché per i rappresentanti delle tute blu l’a.d. di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli non è più credibile. In quattro anni Arcelor Mittal non avrebbe prodotto alcun risultato né in termini occupazionali né in termini produttivi e di risanamento ambientale. «Il governo deve prendersi la governance della società, non c’è alternativa»: per le organizzazioni sindacali l’unica soluzione è il passaggio delle acciaierie sotto il controllo dello Stato.
Servono anche garanzie sui livelli produttivi, scesi ormai sotto i tre milioni di tonnellate di acciaio l’anno. La gestione della cassa integrazione è l’altra faccia della medaglia (a fine anno tra l’altro Acciaierie d’Italia sarebbe pronta ad avanzare un’altra richiesta di “cassa”).
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