Ex Ilva: consiglio comunale, poi arriva il leader Uilm Palombella
NOVI LIGURE — Consiglio comunale aperto domani sera a Novi Ligure: alle 21.00 il Museo dei Campionissimi ospiterà la discussione…
NOVI LIGURE — Un forte grido d’allarme su Acciaierie d’Italia è stato lanciato ieri dal consiglio comunale di Novi Ligure, chiamato a discutere in seduta aperta la crisi del più importante gruppo siderurgico d’Europa. Presenti esponenti politici del territorio, parlamentari di ogni schieramento, rappresentanti sindacali e tanti lavoratori.
Convitata di pietra invece Arcelor Mittal. La multinazionale che detiene il 62 per cento dell’ex Ilva è finita sul banco degli imputati con accuse esplicite. «Arcelor Mittal incassa i profitti, scaricando sul pubblico le perdite sotto forma di cassa integrazione e sovvenzioni per la manutenzione (che però non viene fatta)», ha spiegato il segretario provinciale Fiom Cgil Maurizio Cantello.
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«Mi viene da dare ragione a chi sosteneva che Arcelor Mittal si sarebbe accaparrata le quote produttive dell’ex Ilva portandole altrove, per poi chiudere e togliere di mezzo un concorrente», ha detto il sindaco Rocchino Muliere. «È una posizione incomprensibile, nessuno investirebbe soldi per chiudere un’azienda, Arcelor Mittal va inchiodata alle sue responsabilità», ha aggiunto il leader della Cisl provinciale Marco Ciani.
Cantello, a nome delle sigle sindacali dei metalmeccanici, ha riassunto la situazione dello stabilimento in una frase: «Crolla sulle teste dei dipendenti». «La scorsa estate abbiamo fatto segnalazioni allo Spresal [l’ufficio dell’Asl che si occupa di sicurezza sui posti di lavoro; ndr], che ha disposto il fermo di due reparti», ha detto. Chiara Gribaudo, deputata Pd presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sugli incidenti sul lavoro, ha annunciato un possibile sopralluogo nella fabbrica.
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L’altra grossa preoccupazione riguarda invece i livelli produttivi: «A Novi siamo a un terzo del potenziale, gli accordi che l’azienda ha preso con il governo nel 2018 non sono stati rispettati». La richiesta, unanime da tutto il mondo sindacale, è di cambiare la governance dell’azienda, assegnando il controllo di Acciaierie d’Italia al pubblico. L’opposizione è pronta a fare da sponda: «Lo Stato deve passare in maggioranza, visto che è quello che mette le risorse per mandare avanti gli stabilimenti», ha detto il senatore Pd Antonio Misiani.
Al termine della riunione, il consiglio ha approvato all’unanimità un ordine del giorno per chiedere al governo la tutela dello stabilimento di Novi. Il presidente della Provincia Enrico Bussalino ha annunciato che il documento sarà votato anche dal consiglio provinciale.
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Nel corso della riunione sono intervenuti anche Federico Porrata (rsu Fiom Cgil), Alberto Pastorello (segretario provinciale Uilm), Bruno Motta (ex dipendente Ilva), Salvatore Pafundi (segretario provinciale Fim Cisl), Moreno Vacchina (rsu Fim Cisl), Domenico Ravetti (consigliere regionale Pd), don Costantino Marostegan (cappellano dello stabilimento), Elisa Pirro (senatrice M5s), Brando Benifei (europarlamentare Pd), Sean Sacco (consigliere regionale M5s), Claudio Bonzani (segretario provinciale Uil) e Franco Armosino (segretario provinciale Cgil).
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