Novi, in 2mila al corteo con in testa i lavoratori dell’ex Ilva
Economia, Fotogallery
Elio Defrani  
24 Novembre 2023
ore
12:54 Logo Newsguard
la manifestazione

Novi, in 2mila al corteo con in testa i lavoratori dell’ex Ilva

Circa 2 mila persone hanno preso a Novi Ligure alla manifestazione indetta da Cgil e Uil

NOVI LIGURE — Circa 2 mila persone hanno preso parte questa mattina a Novi Ligure alla manifestazione provinciale indetta da Cgil e Uil. I due sindacati hanno proclamato per oggi uno sciopero nazionale del settore privato, per protestare contro la manovra economica che il Governo si appresta a varare. Il corteo, guidato dai lavoratori dell’ex Ilva, ha preso le mosse dallo stabilimento di strada Boscomarengo per terminare nei giardini pubblici di viale Saffi, dove si sono alternati gli interventi dei leader sindacali.

L’affondo di Palombella

Le conclusioni sono state affidate al segretario nazionale Uilm Rocco Palombella. «Ancora ieri l’ennesimo atto vergognoso. Arcelor Mittal non vuole mettere mano al portafoglio e dall’assemblea di Acciaierie d’Italia non è arrivata nessuna decisione – ha detto – Il Governo è l’unico che crede ancora nella multinazionale francoindiana. Il loro progetto è chiaro: chiudere gli stabilimenti dell’ex Ilva, distruggere la nostra industria siderurgica e poi prendersi il mercato italiano».

Poi Palombella ha sciorinato i numeri della disfatta: «Nella fabbrica di Novi ci sono gravi problemi di sicurezza. La produzione è diminuita del 70 per cento, gli impianti lavorano per una settimana al mese, un terzo dei dipendenti sono in cassa integrazione. In un anno se ne sono andati in 55 dipendenti; più di un centinaio dal 2018 a oggi. Nell’indotto sono stati persi 800 posti di lavoro».

Muliere: «Rischio di chiusura»

Tanti applausi per Rocchino Muliere, che è stato l’unico sindaco a partecipare alla manifestazione di Roma del 20 ottobre scorso, come hanno ricordato diversi leader sindacali. «Siamo al fianco dei lavoratori nella battaglia decisiva sull’Ilva – ha detto il primo cittadino – Intendiamo difendere i posti di lavoro e l’azienda, e per dare un futuro industriale al nostro Paese».

Il rischio, ha affermato ancora Muliere, «è che l’Ilva chiuda il 10 gennaio perché non ci sono più i soldi per pagare le bollette del gas [il Tar ha concesso ad Acciaierie d’Italia una proroga fino a quel giorno; ndr]. Ma non molleremo finché non porteremo a casa un risultato positivo».

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