Gestione Acqua: «Gli investimenti sulla rete non si fermano»
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NOVI LIGURE — Sta ancora provocando strascichi politici la controversia tra Gestione Acqua e Amag Reti Idriche e ora il mirino si sposta sugli acquedotti. La Lega torna all’attacco. Lo fa con una mozione, presentata congiuntamente sia al consiglio comunale di Novi Ligure che a quello di Alessandria. Lo scopo? «Ribadire che l’acqua è un bene pubblico primario, e tale deve rimanere».
«L’acqua è un bene talmente essenziale alla vita da non poter in alcun modo essere assoggettata a logiche di mercato. Per questo la proprietà degli acquedotti e l’erogazione del servizio devono rimanere in mani completamente pubbliche», è la sintesi della mozione presentata a Novi dal capogruppo leghista Giacomo Perocchio.
Dal Carroccio il Partito Democratico è accusato di voler cedere ai privati gli acquedotti. «Si sta pensando a partnership in cui il pubblico fa gli investimenti e il privato i profitti, aumentando il costo dell’acqua in base a logiche di mercato?», si chiede la Lega.
Il tutto nasce dalla recente presa di posizione del Pd. In una nota firmata dal segretario provinciale Otello Marilli e dai coordinatori cittadini di Novi e di Alessandria, Daniele Mascia e Rapisardo Antinucci, il Pd si è detto favorevole a «ogni investimento finalizzato al potenziamento delle infrastrutture acquedottistiche» perché «un servizio efficiente riveste un ruolo cruciale per il benessere della comunità».
Per il Pd è necessario «superare le gestioni comunali o consortili, proponendo una prospettiva territoriale più ampia». Nessun dubbio però che governance pubblica «sia garanzia di trasparenza e responsabilità».
Rimarca oggi Daniele Mascia: «L’acqua deve rimanere pubblica. Gli investimenti sulle infrastrutture non sono una speculazione. Servono, perché una rete idrica più efficiente va prima di tutto a vantaggio del cittadino».
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E qui si ritorna allo scontro tra Gestione Acqua e Amag (nato peraltro mentre entrambe le aziende erano gestite da uomini della Lega). La normativa prevede una “perequazione” tra le aziende del settore idrico (chi investe di meno guadagna di più, e dunque deve pagare un indennizzo). Nell’Ato-6, l’ambito territoriale che comprende la provincia di Alessandria, a investire di più è stata Gestione Acqua. Il giudice però ha dato torto alla società di Novi, perché mancava un contratto vincolante tra le parti.
Gestione Acqua ha annunciato il ricorso in appello ma la speranza è che si riesca a trovare un accordo bonario. Il Pd, in particolare, vorrebbe «superare la logica dei campanili», magari con la creazione di «un’unica grande azienda del territorio». Ora nell’Ato-6 ce ne sono tre (Gestione Acqua, Amag e Comuni Riuniti). «In prospettiva è l’unico modo che abbiamo per poter garantire a livello pubblico servizi di qualità ai cittadini».
In Italia le aziende del settore sono 270. «Ma per fare gli investimenti necessari a ridurre le perdite nelle reti idriche bisognerebbe concentrare di più gli sforzi, scendendo a un centinaio», aveva spiegato all’indomani della sentenza sulla perequazione l’amministratore delegato di Acos, Vittorio Risso.
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