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    Novi,
    L'arresto di Donato Bilancia
    Cronaca
    Monica Gasparini  
    1 Marzo 2024
    ore
    07:00 Logo Newsguard
    L'indiscrezione

    Novi, così Donato Bilancia fu incastrato dopo i delitti di Villa Minerva

    Ventitré anni fa il serial killer uccise due guardie giurate e ferì il viado con cui si era appartato. Ecco come un magistrato arrivò all'assassino

    NOVI LIGURE – Sono passati 27 anni da quando Donato Bilancia uccise, lungo il viale privato che porta a Villa Minerva, nella zona della Barbellotta, due guardie giurate e ferì il viado con cui si era appartato. Era il 24 marzo 1998. Novi segnò la fine dell’escalation violenta del serial killer: fu condannato a 13 ergastoli, per aver ucciso 17 persone. Morì nel dicembre 2020, sopraffatto dal Covid.

     

    L’indiscrezione

    Tanto si è detto sulle indagini. Sull’orrore che scaturì dalla sua individuazione dopo i delitti di Novi Ligure. L’ultima indiscrezione, è riferita proprio all’input che portò sulle tracce del serial killer.

    Si stava cercando una Mercedes nera, così, chi aveva dato in prova l’auto senza saperne più nulla parlò con un avvocato suo amico che, a sua volta, riferì quei sospetti a un magistrato. Fu quello il momento in cui la caccia al killer imboccò la strada giusta.

    L’identikit fornito da Julio C., conosciuto col nome di Lorena, un venezuelano 23enne che si prostituiva lungo la statale della Barbellotta, e si appartò con l’uomo della Mercedes, prese forma. Gli investigatori pedinarono Donato Bilancia. In un bar prelevarono la sua tazzina di caffè, e arrivarono al Dna del killer.

    Ne seguirono altre indagini, tra cui la comparazione delle tracce dell’auto sulla scena di alcuni delitti con i pneumatici della Mercedes. Erano compatibili.

    Le manette ai polsi di Donato Bilancia scattarono il 6 maggio 1998, praticamente un anno dopo i delitti di Villa Minerva. Confessò tutti gli omicidi di cui si rese protagonista, dopo il drammatico confronto con la persone che era sopravvissuta alla sua furia. Fu condannato al carcere a vita, vi rimase 22 anni.

     

    Cosa accadde a Villa Minerva

    La notte del 23 marzo 1997 due guardie giurate, Candido Randò, aveva 45 anni, abitava a Castellazzo Bormida, e Massimo Gualillo, 31enne residente a a Ovada, dipendenti di un istituto di vigilanza novese, stavano rientrando in sede quando si resero conto che il cancello di Villa Minerva era aperto.

    LA PRIMA PAGINA DE IL PICCOLO DEL 25 MARZO 1998

    Gualillo, che stava completando il periodo di addestramento, e Randò arrivarono su due Panda. Nascosta dagli alberi c’era un’auto di grossa cilindrata. Pochi i secondi per pensare, e Randò scese dall’auto. Si avvicinò alla vettura nera, ma in quello stesso momento un uomo scese e gli sparò a bruciapelo. Rivolse l’arma verso il più giovane, e sparò ancora. Li finì entrambi con un colpo alla tempia.

    LA PRIMA PAGINA DE IL PICCOLO DELL’8 MAGGIO 1998

    Ma sulla Mercedes c’era ancora il transessuale. Non può fuggire, perché il cliente parcheggiò l’auto in modo tale che il passeggero non potesse aprire la portiera. Era praticamente contro l’albero.

    Lorena era una presenza scomoda. Così, l’uomo con cui si era appartata le spara. All’addome. Si salverà fingendosi morta, e resistette anche ai colpi che le vennero inferti col calcio della pistola. La vittima restò lì. Immobile. Sanguinante. Il suo cliente, se ne andò.

    Nonostante quella ferita, Lorena strisciò verso l’auto delle guardie, afferrò la radio di servizio e chiese aiuto.

    Le indagini iniziarono in quel momento. Lei venne ricoverata in ospedale, le sue condizioni migliorano lentamente e fornì un identikit. Poi il faccia a faccia.

    Le due guardie giurate, invece, rimasero a terra. Uno di loro si stava per sposare.

     

     

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    candido randò donato bilancia lorena massimo gualillo mercedes nera villa minerva
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