Ex Ilva, il ministro Urso incontrerà i lavoratori di Novi
NOVI LIGURE — Nei prossimi giorni il ministro Adolfo Urso incontrerà i lavoratori dell’ex Ilva di Novi Ligure, insieme a…
NOVI LIGURE — Ci sarebbero cinque multinazionali interessate a entrare nella compagine sociale della nuova Ilva. Di queste, «tre con progetti abbastanza strutturati». Lo ha detto ieri il ministro delle Imprese Adolfo Urso, nel corso dell’incontro con i lavoratori e i sindacati dello stabilimento di Genova. Tra i nomi che si fanno, l’ucraina Metinvest, l’italiana Arvedi e la Vulcan Green Steel, una società del gruppo indiano Jsw.
Sempre ieri, il ministro ha spiegato che «qualunque investitore entrerà verrà applicata la norma del golden power», cioè la procedura per cui il Governo può porre dei divieti o prescrizioni per garantire il livello produttivo e gli investimenti.
Questa mattina, invece, il ministro sarà a Novi Ligure, insieme al commissario Giancarlo Quaranta. Ad attenderli, tra gli altri, i rappresentanti sindacali dei metalmeccanici, i portavoce dei lavoratori novesi, il sindaco Rocchino Muliere con i colleghi di Racconigi e Gattinara, e il presidente della Regione Alberto Cirio.
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Intanto le imprese dell’autotrasporto hanno confermato il blocco delle prestazioni per gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia. Le associazioni di categoria chiedono «la sottoscrizione di accordi unitari per la fornitura dei servizi di autotrasporto. Accordi che servirebbero a garantire equità nei rapporti e scongiurare fenomeni di distorsione tra le imprese coinvolte».
Le associazioni dell’autotrasporto ribadiscono che le imprese «proseguiranno le proprie attività solo in presenza di un accordo collettivo, stipulato tra i vertici aziendali e le sigle sindacali, che regoli una volta per tutte il settore».
Secondo alcune stime, per gli stabilimenti dell’ex Ilva servirebbe nell’immediato un miliardo di euro. Soldi necessari a “tenere in vita” le acciaierie mentre l’azienda viene rilanciata. Per ora sul piatto ci sono i 320 milioni del prestito ponte, approvati con l’ultimo decreto Ilva (ora in conversione alla Camera). Serve anche l’ok dell’Europa: l’Ue chiede un piano industriale che dimostri che il prestito sarà restituito in un tempo congruo.
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