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    Elio Defrani  
    19 Marzo 2024
    ore
    10:00 Logo Newsguard
    novi ligure

    Il giudice e l’ergastolano: la storia vera di “Fine pena ora”

    Al teatro Marenco di Novi Ligure il racconto dell'amicizia nata al termine del maxi processo alla mafia catanese

    NOVI LIGURE — Nel 1985 a Torino si apre il maxi processo alla cosca dei catanesi. Il presidente della Corte d’Assise è Elvio Fassone e tra gli imputati c’è Salvatore (il nome è di fantasia) che verrà condannato all’ergastolo. Prende le mosse da qui lo spettacolo “Fine pena ora” che andrà in scena giovedì 21 marzo al teatro Marenco di Novi Ligure (ore 21.00).

    Dall’esperienza di quel processo Fassone, oggi magistrato in pensione, ha tratto un libro che il regista Simone Schinocca ha trasformato in una pièce teatrale con Salvatore D’Onofrio, Costanza Maria Frola e Giuseppe Nitti.

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    Il giudice e l’ergastolano

    Al centro della storia, la reale corrispondenza – durata 38 anni – tra un ergastolano e il suo giudice. Due vite completamente diverse che lettera dopo lettera riescono a trovare un punto di incontro. Un’opera commovente, che ci interroga su come sia possibile conciliare la domanda di sicurezza sociale e la detenzione a vita con il dettato costituzionale del valore riabilitativo di ogni pena.

    Le lettere salveranno anche la vita al detenuto, portando a un’amicizia inaspettata che si farà largo tra i suoi demoni, per aprire barlumi di speranza. L’umano viene posto al centro, con i suoi limiti, le sue contraddizioni, con il suo desiderio di ricreare un punto zero. Ma come si può ritrovare un senso, partendo da quel «Fine pena: Mai» che accompagna il nome di Salvatore?

    Il giudice e l’ergastolano: la storia vera di “Fine pena ora”

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    Il rapporto tra il giudice e Salvatore comincia a margine del maxi processo. «C’erano 242 imputati e al termine di ogni udienza Elvio Fassone si metteva a disposizione per ascoltare le loro eventuali richieste», racconta il regista e autore Simone Schinocca. «Salvatore va al colloquio e chiede di poter visitare la madre, ricoverata in ospedale. Fassone glielo concede e dispone che ad accompagnarlo saranno agenti in borghese. Inoltre, ordina che all’arrivo alla struttura sanitaria vengano tolte all’imputato. Questo atto di fiducia crea un primo legame: è l’inizio di un rapporto umano tra il giudice e l’accusato», spiega il regista.

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    Fine pena ora

    In scena Salvatore D’Onofrio, attore de “La scortecata” e “Cani di Bancata” di Emma Dante, e in film come  “L’immortale” di Marco D’amore e “Capri revolution” di Mario Martone. Sul palco anche Giuseppe Nitti, attore formatosi al teatro Stabile di Torino, e Costanza Maria Frola, già attrice in diverse produzioni firmate Tedacà. Assistente alla regia Valentina Aicardi, scenografia e luci Sara Brigatti e Florinda Lombardi, musica Elio D’Alessandro, costumi Agostino Porchietto. “Fine pena ora” è una produzione della compagnia Tedacà e in collaborazione con il teatro Stabile di Torino.

    Sempre giovedì, alle 16.30, il direttore artistico del Marenco Giulio Graglia terrà la Scuola per il pubblico per approfondire la tematica del monologo interiore al femminile a teatro. Alle 18.00 si terrà un incontro con la compagnia per conoscere i retroscena dello spettacolo serale.

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