Rose e archeologia: risorse per la valle Scrivia
A Serravalle Scrivia protagoniste le rose in un viaggio tra storia, bellezza e profumi del fiore per eccellenza
SERRAVALLE SCRIVIA — “RosAntica: dalla natura al mito a un’economia della bellezza” è il titolo della conferenza in programma domani, sabato 11 maggio alle 16.00, a Serravalle Scrivia. Protagonista il fiore per eccellenza, la rosa, la cui pianta affonda le radici nell’antichità e già utilizzata dai romani come ornamento, nelle decorazioni parietali, nell’alimentazione, per la salute ed il benessere, o ancora nella cosmesi. Archeologia, botanica, coltivazione e produzione dello sciroppo di rose saranno i temi trattati.
La storia testimonia la sua esistenza come specie cresciuta in natura in Asia centrale, coltivata da Persiani ed Egiziani, adottata da Greci e Romani, quindi dimenticate nei secoli sono poi le Crociate a riportare le rose in Europa.
A oggi non sono ancora emersi dati archeobotanici sulla presenza di rose a Libarna, ma è molto probabile che questo arbusto fosse presente nell’antica città romana, da qui il legame profondo e imprescindibile con il territorio e la valle Scrivia.
Libarna e le rose
Nell’incontro di Serravalle sarà aperta una finestra sul rapporto tra le rose e il mondo classico, a cura della direttrice dell’area archeologica di Libarna Valentina Barberis, che illustrerà alcune delle fonti antiche. Con Laura Cornara, docente di Botanica dell’Università di Genova, saranno invece messi in evidenza i particolari genetici e botanici delle varietà di rose coltivate in valle Scrivia.
Mentre con Fabrizio Fazzari, assessore del Comune di Busalla e promotore della Festa delle Rose e della riscoperta e valorizzazione dello sciroppo di rose, si farà il punto sull’opportunità economica rappresentata da questo prodotto per la valle Scrivia, la cui produzione potrebbe interessare anche la parte piemontese con i vicini Comuni di Arquata e Serravalle.
Sarà anche presentata la proposta di realizzazione di un piccolo roseto all’interno dell’area archeologica di Libarna con finalità didattiche e divulgative, un possibile progetto integrato di archeologia, paleobotanica e valorizzazione sostenibile che può incontrare il percorso delle “Rose antiche della Valle Scrivia”.
Nella stessa giornata, alle 11.00, nell’area archeologica di Libarna è in programma una visita guidata sul tema della rosa a cura dell’archeologa e docente Cristina Porro insieme agli studenti del laboratorio di archeologia del Liceo Peano di Tortona. Al termine della conferenza sarà invece possibile effettuare una visita guidata dell’area museale di Libarna a cura delle archeologhe Melania Cazzulo e Cristina Porro dell’associazione Libarna Arteventi.
Rose e valle Scrivia
La rosa è il fiore universalmente amato, la sua bellezza e perfezione da sempre sono state più di ogni altro elogiate, prediletta da artisti, scrittori, poeti, ma anche erboristi, architetti che la esaltavano non solo come simbolo di bellezza e amore, ma anche di segretezza e di mistero.
Nell’entroterra Ligure e in Valle Scrivia è tra ‘800 e inizio ‘900 che le rose hanno una nuova vita e si diffondono grazie a facoltose famiglie genovesi che scelgono questi luoghi come sede di villeggiatura portando il fiore dalla città in campagna, dove diventa indispensabile decoro di ville e di eleganti giardini e spunto per ricette tipiche.
In questa parte di entroterra, come in altre aree rurali, la rosa era in realtà già conosciuta ma usata solo marginalmente, soprattutto per l’uso delle bacche di rosa canina.
Verso un consorzio
È il caso di dire che la rosa abbia da allora “messo radici” in Valle Scrivia e la coltivazione delle rose da sciroppo costituisce oggi un fenomeno diffuso, in particolare le qualità maggiormente presenti sono la Rugosa e la Centifolia Muscosa, ma si possono trovare anche la Damascena e la Gallica, tutte profumatissime e dall’intensa colorazione.
Un gruppo di agricoltori locali della zona di Busalla in provincia di Genova ha costituito da alcuni anni l’associazione delle “Rose Antiche della valle Scrivia”, con l’obiettivo di recuperare i roseti dei propri nonni e genitori che erano presenti in quasi tutti gli orti e da cui si ricavava già lo sciroppo per uso familiare, dando così avvio ad una piccola filiera economica perfettamente ecosostenibile e che ispira bellezza, ora pronta a fare il salto per costituirsi come Consorzio e avviare l’iter per ottenere l’importante riconoscimento del marchio qualità europeo come la denominazione di origine protetta (Dop).