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Alessandra Di Bella è capogruppo della lista Verdi e Sinistra in consiglio comunale a Novi Ligure. È una delle esordienti e siede per la prima volta nell’assise cittadina. Sindacalista della Cgil, non le è stato difficile ambientarsi («ma per me la politica è qualcosa di completamente nuovo», spiega) e spesso i suoi interventi sono i più pugnaci, tanto che le liti tra lei e la capogruppo di Forza Italia Maria Rosa Porta sono quasi una costante di ogni consiglio. «Mi chiamano la bolscevica della maggioranza», dice ridendo.
— Ormai è passato quasi un anno dalle elezioni. Non è l’ora di mettere da parte l’animosità?
«Lo dissi nel mio primo intervento in consiglio comunale: sono aperta al confronto con tutti, soprattutto con chi non la pensa come me. Però se ogni questione viene affrontata in maniera ideologica lo scontro diventa inevitabile. L’opposizione dovrebbe rappresentare i propri elettori e portare in consiglio le loro istanze, mediando con la maggioranza. Invece fa solo ostruzionismo. Mi hanno dato della radical chic, a me che sono cresciuta in Sicilia da una ragazza madre, con un nonno sordomuto e una nonna analfabeta, e che poi sono stata adottata».
— Nessun dialogo quindi con l’opposizione?
«Al contrario. Apprezzo molto le posizioni del consigliere Paolo Coscia (M5s) che guida un’opposizione costruttiva, e di Pino Dolcino (Lega), che quando non viene trascinato nelle polemiche del suo partito è una persona molto concreta che ha a cuore la città».
— E con la maggioranza? Talvolta i rapporti non sono apparsi sereni. Ci sono state diverse occasioni in cui lei Alessandra Di Bella ha votato diversamente dai colleghi.
«Non abbiamo divisioni di fondo. Càpita che su singole questioni ci siano opinioni differenti. Ma non è un dramma. C’è rispetto reciproco e comunque non ho mai teso tranelli ai colleghi della maggioranza, che sanno in anticipo come voterò. E poi penso che le differenze di vedute arricchiscano il dibattito politico.
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— La vostra lista è riuscita a portare in giunta anche un assessore, Rachida Hasbane, alle Politiche sociali.
«Sì, e sta facendo un gran lavoro. Lo vedo bene dal mio ruolo al Caf della Cgil. L’eliminazione del reddito di cittadinanza e l’introduzione dell’assegno di inclusione sta provocando enormi difficoltà. È stata una mossa propagandistica del Governo e ci ha rimesso chi davvero si trovava in condizioni di disagio economico o sociosanitario».
— Quali sono i problemi principali della città, da questo punto di vista?
«Ne stiamo affrontando parecchi. La casa, tanto per cominciare. Nonostante le affermazioni propagandistiche del presidente dell’Atc Paolo Caviglia, a Novi ci sono molti alloggi non assegnati, perché hanno bisogno di manutenzione straordinaria. Bene il bonus 110, ma l’iter va guidato. Invece nella case popolari di via Venezia abbiamo un caso di un cantiere abbandonato a se stesso, con gli abitanti “reclusi” tra i ponteggi e con inabili che non possono uscire di casa perché non c’è l’ascensore».
— E poi?
«Il lavoro. Al sindaco Rocchino Muliere e all’assessore Gianfilippo Casanova ho proposto la creazione di un “osservatorio sul lavoro”, un tavolo permanente dove sindacati, centri per l’impiego e centri di formazione si scambiano informazioni per occupare quante più persone possibili. Purtroppo i centri per l’impiego [l’ex collocamento; ndr] sono stati depotenziati e non svolgono adeguatamente il loro compito, che è far incontrare domanda e offerta nel mondo del lavoro».
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— Di Bella, molta occupazione doveva arrivare dal Terzo Valico. Così invece non è stato, perché?
«Abbiamo perso una chance che si ripeterà forse solo tra venti o trent’anni. Me ne sono occupata a lungo con il sindacato, portando avanti una battaglia per l’assunzione di maestranze locali. Qualcosa abbiamo ottenuto, ma non molto. Le aziende hanno preferito far prendere la residenza qui ai propri dipendenti del Sud, così da rispettare la quota di assunzioni locali e nel contempo evitare il pagamento delle trasferte… E non abbiamo perso solo lavoro. Abbiamo perso anche opportunità future, perché i lavoratori che oggi sono nei cantieri del Terzo Valico domani saranno impiegati in altre grandi opere, in Italia e all’estero. Il gruppo WeBuild, che sta costruendo la nuova linea ferroviaria, ha appalti ovunque, per miliardi e miliardi di euro. Nel territorio novese potevano fiorire professionalità importanti».
— E la logistica?
«Sono convinta che avrà uno sviluppo formidabile, ma non ora. Bisogna porre le condizioni perché il novese diventi uno snodo fondamentale, ma serviranno molti anni prima che ci sia una forte ricaduta occupazionale. E attenzione: quello nella logistica è un lavoro “povero”».
— Inutile quindi occuparsi ora della “tangenzialina” tra Novi e Pozzolo e dello scalo merci di Pozzolo?
«Niente affatto. San Bovo sarà cruciale per lo sviluppo della logistica a Novi e sulla tangenzialina mi piacerebbe vedere un atto forte, come un divieto assoluto di transito ai mezzi pesanti, per “costringere” le Ferrovie a realizzarla».
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— Ancora a proposito di Terzo Valico. Si discute dell’installazione delle barriere antirumore lungo i binari. Molti sono contrari, per motivi paesaggistici. Durante l’incontro con i rappresentanti delle Ferrovie, anche lei è sembrata contraria. È così?
«Io sono favorevole alle barriere antirumore, perché contribuiscono a tutelare la salute dei cittadini. Però il progetto che ci è stato presentato è obsoleto e troppo impattante. Ma credo che l’abbiano fatto apposta».
— Cioè?
«Installare le barriere è un costo. Se il progetto è malfatto la popolazione inizia a protestare, le aziende non partecipano alle gare d’appalto, gli anni passano e così passa tutto nel dimenticatoio. Facciamo una scommessa?»
– Facciamola.
«Il Terzo Valico deve essere completato entro il 2026. Ma le barriere non ci saranno. Né nel 2026 né mai. Certo, se avessimo fatto passare la nuova linea ferroviaria sotto terra, oggi non saremmo qui a parlare di questi problemi».
— Telegraficamente: Cavallerizza e parco Castello?
«Alla Cavallerizza mi piacerebbe vedere una casa di quartiere, ma mi rendo conto che a Novi non esiste una rete di associazioni in grado di tenerla in piedi. Il parco Castello è un progetto che abbiamo ereditato: non avrei speso tutti quei soldi lì ma a questo punto dico portiamolo avanti. Aggiungo: mi piacerebbe vedere valorizzate tutte le aree verdi novesi, magari con qualcosa che renda ciascuna unica e diversa dalle altre», conclude Alessandra Di Bella.