Addio a Géminiani, che vinse la malaria e pianse per l’amico Fausto Coppi
Addio a Raphael Géminiani, compagno di squadra e amico di Fausto Coppi
Sport
Mimma Caligaris  
6 Luglio 2024
ore
11:11 Logo Newsguard
Ciclismo

Addio a Géminiani, che vinse la malaria e pianse per l’amico Fausto Coppi

Aveva compiuto 99 anni il 12 giugno. I medici francesi lo salvarono, ma Italia non diedero retta al suggerimento per il Campionissimo

CLERMONT FERRAND – Se ne è andato nei giorni del ‘suo’ Tour, in cui aveva vinto sette tappe e chiuso al 2° posto nel 1951, dietro Luison Bobet e poi 3° nel 1958. Se ne è andato ‘Gem’, Raphael Géminiani, compagno di squadra, soprattutto amico, grande amico, di Fausto Coppi.

 

Che aveva voluto alla Bianchi quel francese nato da una famiglia romagnola, emigrata in Francia agli inizi del fascismo, perché il papà Giovanni, titolare di una officina di riparazioni di bici, aveva ben altre idee e subito le prime ritorsioni.

Raphael nasce Oltralpe, l’italiano non lo ha mai parlato bene, ma il dialetto romagnolo, la lingua di casa, alla perfezione.

Soprannominato ‘Grand fusil’, per via del suo fisico, ricordava gli anni alla Bianchi “in cui ci trattavano con i guanti, anche l’acqua di colonia per il massaggi”.

 

L’Africa e la malaria di Géminiani

C’era anche lui in quella spedizione in Alto Volta (la Guinea Bissau di oggi),  per un paio di gare e qualche battuta di caccia. Insieme a Fausto Coppi e Jacques Anquetil. Al ritorno, in una telefonata con Fausto, che gli chiedeva consigli per qualche corridore per la squadra della Tricofilina, insieme a Bahamontes, Géminiani gli confessò di non sentirsi bene.

“Anche io” la risposta di Fausto. I medici francesi inviarono un campione di sangue all’Istituto Pasteur, a Parini, diagnosticando così la malaria diagnosticata in tempo e curandola, e ‘Gem’ fu salvato dopo giorni di coma.

Le cronache raccontano di un contatto dei dottori francesi con l’Italia, per suggerire la cura, il chinino. Senza ascolto.

Quando Géminiani uscì dal coma scoprì che il suo capitano era morto, che una folla aveva partecipato ai funerali. E pianse e sempre si commuoveva quando qualcuno gli chiedeva aneddoti e ricordi.

Una vita per il ciclismo, la sua, direttore sportivo anche di Anquetil, Merckx e Roche. Nella  storia di questo sport, per sempre.

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