Lavagnina, il Comitato e gli ambientalisti chiedono un incontro
Domande precise a Iren, Aree Protette e Regione
OVADA – Un questionario sulla Lavagnina. A proporlo è il Comitato Difesa Gorzente e Piota supportato nella sua iniziativa dai circoli di Legambiente di Ovada e della Val Lemme e dall’Associazione cittadini del Piota. Il tema è quello della gestione dell’emergenza determinata dallo sversamento di fanghi in arrivo dalla diga oggetto dei lavori di manutenzione straordinaria effettuati da Iren. E proprio la società è destinataria di una significativa porzione delle domande poste. Ma ci sono interrogativi anche per le Aree Protette dell’Appennino Piemontese, chiamate a vigilare su quanto accaduto nell’area tra primavera ed estate, e per la Regione Piemonte.
L’iniziativa arriva a poco più di una settimana dalla manifestazione che ha fatto arrivare sull’area incriminata centinaia di persone decise a difendere una porzione di Ovadese di grande valore ambientale che ad oggi appare almeno in parte compromessa. E nei prossimi giorni si vedrà quali risultati avrà portato la piena dei torrenti alimentati delle piogge intense delle ultime ore. «Avevamo spiegato – chiariscono i promotori dell’iniziativa – che avremmo cercato di suscitare un dialogo tra le parti interessante. Nei le invitiamo a un incontro pubblico che potrebbe tenersi a Lerma venerdì 18 ottobre dalle 21».
Situazione complicata
La Lavagnina da qualche mese appare stravolta per il deposito di fanghi in arrivo dalla diga. Il sindaco di Casaleggio, Alberto Caminati, si è visto costretto a varare un’ordinanza per il divieto di frequentazione del greto dei torrenti che risultano pericolosi. Nel frattempo sono state avviate le analisi sui materiali. La relazione redatta dai responsabili delle Aree Protette è stata prodotta ma non del tutto esplicitata. Motivi che spingono alla preoccupazione chi vive delle attività all’aria aperta che dipendono proprio dalla Lavagnina.
I membri del comitato si rivolgono direttamente a Iren per sapere «in che modo siano stati rispettati i termini previsti dalle norme vigenti, quali interventi siano stati effettuati sulla diga, la modalità per l’esecuzione, soluzioni e tempistiche per rimediare all’attuale scenario».
Il Comitato poi punta il dito contro le Aree Protette per sapere «in che modo sia stato realizzato il monitoraggio previsto dalle norme, in quale momento e chi si sia accorto di quanto stava accadendo, quali misure siano state adottate dopo gli eventi per minimizzare il danno».
E infine alla Regione il Comitato chiede « in che modo sia stata informata e quali provvedimenti abbia assunto».