Piota e Gorzente, l’incontro pubblico dovrà chiarire molti aspetti
Venerdì 18 ottobre
LERMA – Non sembra arretrare la polemica che circonda l’area della Lavagnina sulla quale scorrono Piota e Gorzente. I due torrenti sono stati deturpati dai fanghi fuoriusciti dall’invaso principale sul quale Iren è impegnata in lavori di manutenzione. Il tema è approdato in consiglio regionale . Nel frattempo i responsabili del comitato nato per tutelare l’area sono stati convocati dai vertici delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese per un incontro che terrà oggi, mercoledì 16 ottobre, in cui fornire all’associazione un primo quadro informativo e delle misure prese dall’ente di tutela. Una mossa che sembra voler alleggerire il peso in vista dell’incontro pubblico che il comitato ha convocato per venerdì 18 ottobre, dalle 21, presso il centro polifunzionale di Lerma.
In quell’occasione l’associazione, che non più tardi di due settimane fa ha portato oltre trecento manifestanti a protestare nell’area ad oggi compromessa, attende risposte da Iren, dalla Regione Piemonte e dal parco.
Situazione complessa
Le piogge recenti hanno un po’ alleggerito i guai sul Piota e Gorzente senza peraltro rappresentare quella situazione definitiva che qualcuno auspicava.
La Lavagnina da qualche mese appare stravolta per il deposito di fanghi in arrivo dalla diga. Il sindaco di Casaleggio, Alberto Caminati, si è visto costretto a varare un’ordinanza per il divieto di frequentazione del greto dei torrenti che risultano pericolosi. Nel frattempo sono state avviate le analisi sui materiali. La relazione redatta dai responsabili delle Aree Protette è stata prodotta ma non del tutto esplicitata. Motivi che spingono alla preoccupazione chi vive delle attività all’aria aperta che dipendono proprio dalla Lavagnina.
I membri del comitato si rivolgono direttamente a Iren per sapere «in che modo siano stati rispettati i termini previsti dalle norme vigenti, quali interventi siano stati effettuati sulla diga, la modalità per l’esecuzione, soluzioni e tempistiche per rimediare all’attuale scenario».
Il Comitato poi punta il dito contro le Aree Protette per sapere «in che modo sia stato realizzato il monitoraggio previsto dalle norme, in quale momento e chi si sia accorto di quanto stava accadendo, quali misure siano state adottate dopo gli eventi per minimizzare il danno».
E infine alla Regione il Comitato chiede « in che modo sia stata informata e quali provvedimenti abbia assunto».