Mettiti nei miei panni
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Andrea Boscaro  
8 Luglio 2025
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10:49 Logo Newsguard
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Mettiti nei miei panni

Come cambia il modo di parlare e scrivere con l'avvento dell'Intelligenza Artificiale

È cambiato il nostro modo di esprimerci da quando usiamo l’intelligenza artificiale? Almeno per alcuni di noi, sì ed a breve – visto che il pensiero, come diceva Wittgenstein, è funzione delle parole – anche il modo di pensare sarà diverso.

Confesso, ad esempio, di non aver mai usato così tante volte l’espressione “dare in pasto” da quando uso ChatGPT e vi scrivo così di frequente “Mettiti nei panni di” che ormai mi servo di questa locuzione anche nelle conversazioni con i colleghi o con gli amici.

 

I segni distintivi della AI

La AI, non c’è dubbio, scrive in modo perfetto, ma riconoscibile. I testi che compila cominciano con un’affermazione che nessuno può contestare, proseguono con frasi bilanciate e pulite, spesso incorniciate da un bel trattino lungo “—” che nella nostra tastiera non c’è e si chiudono con un “In conclusione”. In mezzo, titoli in azzurro, elenchi puntati, emoticon. E soprattutto frasi che, un po’ come negli oroscopi, sembrano dirci qualcosa di profondo ma, a pensarci bene, sono azzeccate per chiunque: i linguisti le chiamano barnum statements.

“In conclusione”, non è che rischiamo di usare male le parole. Anzi, forse scriviamo meglio che mai. Ma rischiamo di pensare in modo sempre più prevedibile. Impigrirci di fronte alle bozze scritte dalla AI ci impedisce di sorprenderci e di vivere quell’esperienza che il filosofo tedesco riassumeva così: “Sono andato per tracciare i contorni di un’isola e invece ho scoperto i confini dell’oceano”.

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