Ex Ilva, svolta green con forni elettrici
L'ex Ilva
Economia
Redazione  
17 Luglio 2025
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L'intervento

Ex Ilva, svolta green con forni elettrici

Presentato il piano di decarbonizzazione: investimenti per 2 miliardi. L'opinione del sindacato

NOVI LIGURE – Si è tenuto al Ministero delle Imprese, un confronto cruciale sul futuro dell’ex Ilva, durante il quale è stato illustrato il nuovo piano di decarbonizzazione ex Ilva. Al centro dell’incontro, la proposta di realizzare un polo per la produzione di preridotto a Taranto e l’installazione di due forni elettrici, uno nel capoluogo jonico e l’altro a Genova.

Il progetto, dal valore complessivo di circa 2 miliardi di euro, punta a una radicale trasformazione ecologica dell’intero ciclo produttivo dell’acciaio.

Transazione e rischi

Secondo quanto dichiarato da Luigi Tona, segretario generale della Fim Cisl Alessandria – Asti, il piano rappresenta una svolta strategica, ma presenta forti criticità in termini occupazionali: «Abbiamo ribadito con fermezza che, in assenza della produzione di preridotto a Taranto, viene compromessa la solidità futura dello stabilimento e, con essa, la sostenibilità occupazionale non solo in Puglia ma anche negli altri poli produttivi italiani».

Il cuore del piano di decarbonizzazione ex Ilva si basa sull’introduzione di tre moduli DRI (Direct Reduced Iron) per il sito di Taranto e sulla riconversione dell’attuale centrale elettrica, che dovrà supportare i tre nuovi forni elettrici.

Il  nodo Novi Ligure

Il Governo ha confermato l’intenzione di sostenere la gara internazionale per la cessione dello stabilimento, prevista per il mese di luglio. In questo scenario, le organizzazioni sindacali hanno chiesto che la crisi dell’ex Ilva venga affrontata tenendo insieme ambiente, salute e lavoro.

Il tema centrale resta quello delle garanzie occupazionali. «La preoccupazione per l’assenza di certezze è concreta – ha proseguito Tona – e il rischio di una bomba sociale è reale, se non si prendono decisioni coraggiose e condivise».

Particolarmente delicata la situazione a Novi Ligure, dove circa 600 lavoratori sono in cassa integrazione a zero ore fino alla fine di agosto. «Serve un piano di continuità delle attività – ha sottolineato Tona –. Scommettere sull’incertezza equivale a mettere a rischio la vita dei lavoratori».

Appello alla responsabilità

A sottolineare la gravità del momento è intervenuto anche Marco Ciani, segretario generale della Cisl Alessandria-Asti: «Il nostro territorio non può tollerare ulteriori ritardi. La transizione ecologica non può diventare un pretesto per tagliare posti di lavoro. Servono investimenti concreti, garanzie esplicite e una vera strategia industriale che coniughi sostenibilità e occupazione».

Il sindacato ha annunciato che proseguirà la propria azione di pressione in tutte le sedi istituzionali e negoziali: «Difenderemo con determinazione la dignità del lavoro e il futuro industriale dello stabilimento di Novi Ligure, tassello strategico dell’intera filiera siderurgica italiana».

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